Riordino degli incentivi. Tagliate 40 norme. Più sprint a ricerca e sviluppo

Pubblicato il 19 aprile 2012 Il ministro dello Sviluppo economico, Passera, punta sullo schema di decreto legge recante “Misure urgenti in materia di riordino degli incentivi per la crescita e lo sviluppo sostenibile“ per rilanciare la politica industriale del Paese. Dopo anni di sperperi su finanziamenti, per la maggior parte inutili, l'obiettivo è di erogare risorse solo per progetti realmente innovativi e tali da essere degni dell'aiuto pubblico.

Il nuovo decreto legge parte dal taglio, pari al 50%, delle attuali 80 leggi nazionali contenenti incentivi; si tratta di 40 disposizioni ritenute non più operative, obsolete e non più utili a sostenere le imprese.

Tra le eliminate: la legge n. 623 del 1959 a favore dell’artigianato, la n. 488 del 1992, la n. 752 del 1982 per il settore minerario, la legge n. 64 del 1986 sul Mezzogiorno.

Il concetto su cui viaggia la nuova politica industriale è quello di semplificare le procedure: le risorse dovranno arrivare agli interessati attraverso il meccanismo del credito d'imposta.

In primis, emerge il settore della ricerca: viene fissato un bonus annuale, per Ires e Irap, del 30%, a beneficio di tutte le aziende che, indipendentemente dalla forma giuridica, dalle dimensioni e dal settore economico, effettuano investimenti in ricerca e sviluppo. Il tetto massimo del credito d'imposta dovrebbe essere mediamente di 450mila euro.

E' previsto un bonus aggiuntivo del 5% su piani triennali di investimento, e un credito d’imposta Ires e Irap fino a 250.000 euro sulla spesa triennale ammessa, al verificarsi di due condizioni: aumento degli addetti; margine operativo lordo incrementato del 30% al termine del terzo anno.

Per combattere le frodi sugli incentivi, l’articolo 5 dello schema di decreto istituisce un nucleo speciale della Guardia di Finanza che avrà il compito di svolgere ispezioni e controlli sui programmi d’investimento ammessi alle agevolazioni.
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