Risarcimento ampio per il danno da ingiusta detenzione

Pubblicato il 18 novembre 2009

Nel valutare il danno da ingiusta detenzione il giudice non deve tenere conto di criteri o parametri rigidi, potendo egli far ricorso ad una valutazione equitativa che tenga conto non solo della detenzione ma anche delle conseguenze che sul piano personale e familiare da essa derivano.

Lo ha stabilito la Corte di cassazione, quarta sezione penale, con sentenza n. 43978 del 17 novembre 2009, aggiungendo che tale valutazione risponde al criterio indicato all’art. 643, comma 1, codice di procedura penale, che lega il danno da errore giudiziario sia alla durata della detenzione in carcere sia alle conseguenze personali e familiari del soggetto danneggiato, nonché al “valore dinamico che l’ordinamento attribuisce alla libertà di ciascuno”, che conduce ad un valutazione differenziata caso per caso della ingiusta detenzione.

E’ stata quindi censurata l’ordinanza della Corte di merito che non ha tenuto conto dei gravissimi danni subiti dalla ingiusta detenzione nonché del danno alla reputazione, trattandosi di noto imprenditore, e alla vita di relazione.

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