Strasburgo: il crocefisso in aula non limita la libertà di religione

Pubblicato il 19 marzo 2011 “Un crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose”. Con questo inciso Strasburgo pone la parola fine alla vicenda, sorta nel 2002, del crocefisso appeso nella aule italiane delle scuole pubbliche.

Con sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 18 marzo 2011, ricorso n. 30814/06, la Grande Chambre ha definitivamente chiuso la questione pronunciandosi per la non violazione dell'articolo 2 del Protocollo 1 della Convenzione Europea dei Diritti dell'uomo. I giudici di Strasburgo hanno quindi osservato che l'esposizione del crocefisso nelle aule delle scuole pubbliche non lede il diritto di libertà religiosa e pertanto non è contrario alla Convenzione. Saranno gli Stati membri, che nella materia godono di ampia discrezionalità, a decidere per la loro esposizione o meno.

La Grande Chambre ha specificato che seppure il crocefisso rappresenta un simbolo religioso ciò non comporta che sia in grado di svolgere un opera di indottrinamento verso una sola religione; la sua esposizione non limita la libertà di religione. Anzi, per quanto riguarda l'Italia, il paese assicura spazio anche ad altre fedi e quindi lascia liberi i cittadini di esercitare la propria religione.
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