TFR in busta paga. Operazione fallita ma salgono le richieste di anticipazione

Pubblicato il 15 settembre 2015

La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, con comunicato stampa pubblicato sul proprio portale in data 14 settembre 2015, ha dato notizia che dalle elaborazioni delle retribuzioni relative al mese di agosto 2015 (circa 7 milioni di dipendenti e oltre 1 milione di aziende) emerge il fallimento dell’operazione TFR in busta paga, soprattutto a causa della tassazione ordinaria che è troppo penalizzante (meno dell’1% dei lavoratori hanno effettuato l’opzione).

Tuttavia, poiché le famiglie, a causa della crisi economica, hanno bisogno di liquidità, si assiste ad un aumento significativo delle richieste di anticipazione del TFR accantonato in azienda o nei fondi pensione.

Quest’ultima operazione è sicuramente più appetibile a causa del regime fiscale più favorevole (tassazione separata).

Ad ogni buon conto, la Fondazione ricorda che il codice civile permette l’anticipazione del TFR nella misura massima del 70% dell’importo maturato in azienda da parte del lavoratore.

Nel corso del rapporto di lavoro, l’anticipazione si può ottenere soltanto una volta e può essere richiesta dal lavoratore che abbia maturato almeno otto anni di servizio con lo stesso datore di lavoro e le motivazioni sono diverse: spese mediche per terapie, interventi etc., acquisto o costruzione della prima casa per sé o per i figli, ristrutturazione straordinaria della casa di proprietà.

Il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, De Luca, evidenzia, comunque, che è consentito, al lavoratore e al datore di lavoro, trovare un accordo per superare i vincoli di legge.

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