Una sola rata pagata, basta a provare l’illiquidità

Pubblicato il 04 ottobre 2017

Ok al sequestro preventivo dei beni del legale rappresentante per la commissione di reati tributari, se la società risulta “incapiente”, poiché ha pagato una sola rata del debito fiscale rateizzato.

A stabilirlo la Corte di Cassazione, terza sezione penale, respingendo il ricorso di un soggetto, avverso il provvedimento che confermava il sequestro per equivalente dei propri beni, in qualità di legale rappresentante di una società, per la commissione del reato di cui all’art. 10 bis D.Lgs. n. 74/2000. In particolare, l’amministratore lamentava come si fosse nella specie proceduto al sequestro nei suoi confronti, senza prima procedere al sequestro diretto delle somme nella disponibilità della società. Né avrebbe potuto rilevare – a detta del ricorrente – ai fini della presunta situazione di illiquidità della società medesima, il fatto che quest’ultima avesse pagato una sola rata del debito rateizzato, non essendo di contro stato fatto alcun accertamento circa i conti correnti o i conti di deposito.

Non così per la Corte di Cassazione, secondo cui – con sentenza n. 44552 del 3 ottobre 2017 - nel provvedimento impugnato, con motivazione del tutto coerente, si dà conto della comunicazione dell’Agenzia delle Entrate alla società in questione, relativa alla decadenza dal beneficio della rateizzazione del debito tributario per il pagamento di una sola rata, da cui emerge una situazione di oggettiva illiquidità della persona giuridica, tale da rendere superfluo il compimento di ulteriori ricerche del profitto del reato.

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