Vietti: la riforma merita fiducia

Pubblicato il 06 aprile 2007

A circa tre anni dall’entrata in vigore dei decreti legislativi nn. 5 e 6 del 2003, il portavoce dell’Udc ed ex sottosegretario prima alla Giustizia e poi all’Economia, Michele Vietti, ha voluto fare il punto della situazione sulla riforma del diritto societario, usando le seguente metafora: “siamo ancora in una fase di rodaggio, ma si può dire che la macchina ha già dimostrato di avere un buon funzionamento”. In occasione della presentazione, ieri, a Torino del volume “La riforma del diritto societario (lavori preparatori, testi e materiali)” Vietti ha voluto raccogliere sia il lavoro delle commissioni che hanno riscritto il Codice civile sia le testimonianze di un metodo di lavoro e della concertazione con Ordini, Università, organizzazioni imprenditoriali e sindacali che hanno caratterizzato l’intervento legislativo. Il Sottosegretario precisa che per portare avanti un “serio riformismo” non si può criticare a priori e rifiutare pregiudizialmente il lavoro fatto dagli avversari politici, ma occorre fare proprie le soluzioni più ragionevoli. Il riferimento è all’attuale Guardasigilli, Clemente Mastella, che con la sua controriforma del rito societario ha scelto di non abolirlo, ma semplicemente renderlo “facoltativo”, proprio ora che il precedente orientamento stava iniziando a produrre i suoi frutti, soprattutto in termini di cause meno lunghe. Circa l’impatto della riforma sulla “morfologia” del capitalismo italiano, Vietti ha inoltre ammesso che l’obiettivo di spingere verso forme societarie più grandi e articolate, valorizzando la figura delle Spa, è ancora lontano. Ci sono istituti nuovi come, per esempio, i patrimoni destinati che finora hanno avuto una scarsa diffusione, ma che avranno successo non appena verranno superate le attuali resistenze.

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