Oua, emendamenti peggiorativi al Ddl concorrenza

Pubblicato il 10 marzo 2016

Con comunicato del 9 marzo 2016, l’Organismo Unitario dell’Avvocatura denuncia quello che definisce “un ulteriore colpo di mano” a danno dei cittadini coinvolti nei sinistri stradali.

Si tratta, in particolare, dell’approvazione – nella seduta dell’8 marzo presso la X Commissione del Senato – di ulteriori due emendamenti peggiorativi del Ddl concorrenza rispetto alla versione passata alla Camera, che introducono un rito assicurativo cadenzato da preclusioni ritenute incostituzionali ed a totale vantaggio delle imprese assicurative.

Preclusioni su indicazioni dei testimoni

E’ dura la presa di posizione del Presidente dell’Oua Mirella Casiello, che in una nota ha sottolineato come, attraverso i recenti interventi al disegno di legge, l’assicurato che va a denunciare il sinistro  - magari telefonicamente e senza l’assistenza di personale amministrativo – omettendo di indicare testimoni sul luogo dell’accaduto, decadrà dal diritto di indicarli successivamente. Con ciò ponendosi delle limitazioni a carico di una sola delle parti, solo in relazione alla materia dei sinistri stradali, contrarie al codice di procedura civile ed alle più generali norme di rango costituzionale sul giusto processo.

Improcedibilità per sospetto di frode

Denuncia inoltre l’Oua, come sia stato stravolto l’art. 148 codice delle assicurazioni, laddove è stata introdotta un’inedita improcedibilità della domanda per “sospetto di frode”, sulla base di valutazioni condotte a discrezione dell'assicuratore. Ciò implica un ampio potere in mano all'assicuratore, di impedire al danneggiato di fargli causa per altri 60 giorni, favorendo atteggiamenti dilatori (un analogo potere era previsto anche prima, ma sotto il controllo dell’Ivass, di cui tuttavia è stata disposta l’abolizione).

Alla luce di tutto ciò, l’Organismo fa appello alle componenti istituzionali, alla Magistratura ed ai Senatori, affinché impediscano l’approvazione del testo di legge così novellato, che creerebbe un insanabile vulnus all'equilibrio del processo civile.

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