Il Governo conferma e rafforza il meccanismo di verifica della regolarità fiscale e contributiva dei professionisti che percepiscono compensi finanziati con risorse pubbliche. Un emendamento al disegno di legge di bilancio 2026, depositato in Commissione Bilancio del Senato e bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato, non solo mantiene la disposizione già inserita nel testo originario, ma ne amplia significativamente l’ambito di applicazione.
La norma, contenuta nell’articolo 129, comma 10, del ddl di bilancio, subordina il pagamento degli emolumenti alla verifica dell’assenza di debiti fiscali e contributivi non regolarizzati. In caso contrario, il pagamento viene bloccato.
Rispetto alla formulazione iniziale, l’emendamento governativo introduce due rilevanti ampliamenti:
La disposizione interessa, tra gli altri, commercialisti, avvocati, notai, ingegneri e architetti, e si applica a ogni tipologia di incarico, comprese consulenze, progettazioni e attività di rappresentanza legale in giudizio.
Secondo le intenzioni del Governo, la misura dovrebbe incentivare la fedeltà fiscale e contributiva dei lavoratori autonomi che beneficiano di risorse pubbliche. La scelta normativa, tuttavia, continua a suscitare forti perplessità tra gli operatori, anche alla luce dell’estensione a soggetti diversi dalla Pubblica amministrazione in senso stretto.
Accanto alla norma sui professionisti, la Commissione Bilancio esamina un pacchetto articolato di riformulazioni governative agli emendamenti parlamentari.
Tra gli interventi principali:
Nei nuovi testi trova collocazione normativa anche l’accordo-bis con il settore bancario e assicurativo, che garantirà 600 milioni di euro di gettito in due anni. Il contributo deriverà in particolare da:
È prevista una franchigia di 90.000 euro per tutelare gli operatori di dimensioni minori, mentre restano esclusi dall’ambito applicativo SIM, SGR, SICAV e holding industriali.
Viene inoltre prorogata al 2026 l’agevolazione introdotta dalla legge 15 maggio 2025, n. 76, che prevede l’esenzione del 50 per cento dei dividendi derivanti da azioni assegnate ai lavoratori in sostituzione dei premi di risultato, entro il limite di 1.500 euro annui. L’onere stimato per l’erario è pari a 21 milioni di euro.
Infine, è prevista un’aliquota addizionale del 10 per cento sui compensi variabili sotto forma di bonus e stock option che eccedono il triplo della retribuzione fissa, riconosciuti a dirigenti e collaboratori coordinati e continuativi del settore finanziario.
La legge economica 2026 rafforza la leva degli incentivi economici per sostenere gli obiettivi di recupero del gettito.
Un emendamento riformulato, all’esame della Commissione Bilancio del Senato, prevede dal 2026 un aumento del 60 per cento dei fondi destinati ai premi di risultato dei dipendenti delle Agenzie fiscali e del Ministero dell’Economia e delle finanze, per un valore complessivo di 159,05 milioni di euro.
I premi restano collegati alle maggiori somme riscosse in via definitiva, ai risultati dei controlli e alle attività di compliance. L’obiettivo è arrivare a 270.000 controlli nel prossimo anno, con un incremento del 20 per cento, in un percorso che punta a 350.000 accertamenti nel 2028.
Le riformulazioni non sono ancora state formalmente depositate, in attesa dell’accettazione da parte dei proponenti. In caso di via libera, i nuovi testi diventeranno emendamenti a tutti gli effetti e potranno essere ulteriormente subemendati.
Alla luce dello stato dei lavori, appare probabile la prosecuzione dell’esame anche nel fine settimana, con l’avvio delle votazioni non prima di lunedì.
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