Controlli in arrivo sui requisiti di accesso per la Prestazione Universale Inps, l’importante sostegno economico introdotto dal decreto legislativo 15 marzo 2024, n. 29 in via sperimentale, che si inserisce in un più ampio processo di riforma dell’assistenza socio sanitaria, volto a rafforzare le politiche di sostegno alla domiciliarità e alla autonomia personale, in coerenza con le raccomandazioni europee e con l’evoluzione demografica del Paese.
La prestazione è attiva dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026 e costituisce un importante passo verso la creazione di un sistema integrato di tutela della fragilità, centrato sulla persona e sui suoi bisogni complessi.
In particolare, la misura è finalizzata a offrire un sostegno economico mirato alle persone ultraottantenni in condizione di grave non autosufficienza, combinando strumenti di supporto economico e valutazione multidimensionale.
Ad annunciare i controlli è lo stesso Istituto, con messaggio n. 1401 del 5 maggio 2025: vediamo di che si tratta.
La Prestazione Universale nasce, come accennato, con l'intento di promuovere l’inclusione sociale e il benessere delle persone anziane con elevato bisogno assistenziale, garantendo loro un intervento economico modulato sulla base della condizione sanitaria e del contesto socioeconomico di riferimento.
In questo quadro, la misura si articola in due componenti principali.
La struttura della prestazione risponde alla logica dell’equità selettiva, destinando le risorse pubbliche a soggetti in condizione di maggiore vulnerabilità, identificati attraverso criteri oggettivi: età avanzata, non autosufficienza certificata, ISEE sociosanitario basso e riconoscimento del bisogno assistenziale gravissimo.
Il principale riferimento normativo è costituito dall’articolo 34 del D.lgs. 15 marzo 2024, n. 29, che disciplina l’istituzione della Prestazione Universale in via sperimentale, nel contesto del più ampio sistema di riforma dell’assistenza agli anziani.
Il decreto prevede anche il coinvolgimento di una commissione tecnico-scientifica, incaricata di definire i criteri per l’individuazione del bisogno assistenziale gravissimo, condizione necessaria per accedere alla prestazione.
Ulteriore rilevanza assume il decreto ministeriale del 21 febbraio 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 93 del 22 aprile 2025, che fornisce i dettagli attuativi in merito alla valutazione multidimensionale del bisogno, ai criteri sanitari ed economici per l’accesso alla misura, nonché alle modalità operative di erogazione e rendicontazione delle somme. Il decreto ribadisce l’obiettivo di rafforzare le prestazioni assistenziali già previste, superando frammentazioni e disuguaglianze territoriali.
L’accesso alla Prestazione Universale Inps è subordinato al rispetto di una serie di requisiti oggettivi e verificabili di natura anagrafica, sanitaria ed economica, definiti dal decreto legislativo 15 marzo 2024, n. 29 e ulteriormente disciplinati nel messaggio Inps n. 1401 del 5 maggio 2025.
Tali condizioni devono essere possedute cumulativamente e vengono sottoposte a una procedura automatizzata di verifica centralizzata, che consente all’Istituto di accertare in modo uniforme la spettanza del beneficio.
Età minima: 80 anni
Il primo requisito soggettivo stabilito per l’accesso alla Prestazione Universale è l’età anagrafica del richiedente, che deve avere almeno 80 anni compiuti al momento della presentazione della domanda.
Questo parametro consente di delimitare la platea dei beneficiari alle fasce di popolazione più anziane, ritenute prioritarie ai fini della tutela assistenziale.
Grave non autosufficienza e bisogno assistenziale gravissimo
Il secondo elemento soggettivo è rappresentato dalla condizione di non autosufficienza, che deve essere classificata come “bisogno assistenziale gravissimo”. Tale valutazione è effettuata dall’Istituto sulla base:
Questa soglia di gravità è funzionale a individuare quei soggetti per cui è indispensabile un supporto continuativo alla vita quotidiana, sia da parte di familiari sia attraverso servizi professionali.
ISEE sociosanitario ordinario
Per ottenere il beneficio è inoltre necessario possedere un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) per prestazioni agevolate di natura sociosanitaria pari o inferiore a 6.000 euro, in corso di validità.
Si tratta di una soglia molto bassa serve a garantire che la prestazione sia effettivamente destinata ai soggetti in maggiore disagio economico, limitando l’accesso ai nuclei con disponibilità finanziarie molto contenute.
NOTA BENE: è richiesto l’ISEE sociosanitario ordinario, e non quello “ristretto”, proprio perché la misura si rivolge al singolo ma considera l’intero nucleo familiare ai fini della valutazione della condizione economica.
Indennità di accompagnamento
Il richiedente deve poi essere titolare dell’indennità di accompagnamento oppure deve risultare in possesso dei requisiti necessari al riconoscimento della medesima indennità, come stabilito dalla valutazione multidimensionale di cui all’art. 27, comma 11, del D.lgs. 29/2024.
In altri termini, anche chi non ha ancora ricevuto formalmente il provvedimento di concessione può accedere alla prestazione, a condizione che la valutazione medico-legale confermi la sussistenza dei presupposti.
Ma arriviamo al contenuto del messaggio n. 1401 del 5 maggio 2025: i controlli da parte dell’Istituto.
La procedura di verifica è articolata in una fase automatizzata centralizzata, che consente di escludere in prima istanza le domande prive dei requisiti essenziali, e in una fase istruttoria locale, affidata alle sedi territoriali, per le casistiche non risolvibili in automatico.
Controllo ISEE: validità, tolleranze e sospensioni
Il sistema verifica innanzitutto che l’ISEE fornito sia:
In fase di prima applicazione, per le domande presentate entro il mese di febbraio 2025, è consentito l’utilizzo dell’ISEE valido al 31 dicembre 2024, in mancanza di quello nuovo.
Tuttavia, a partire da marzo 2025, la presenza di un ISEE aggiornato per l’anno in corso diventa condizione essenziale per l’erogazione del beneficio.
Nel caso in cui il richiedente non abbia un ISEE valido o abbia un ISEE superiore al limite stabilito, la prestazione viene infatti sospesa; peraltro, è prevista la possibilità di riattivazione retroattiva purché venga presentata una nuova DSU con attestazione conforme. In caso contrario, il beneficio decade con effetto dal mese di marzo 2025.
Il secondo controllo automatizzato riguarda la verifica del pagamento dell’indennità di accompagnamento: se il sistema conferma l’erogazione, il controllo ha esito positivo.
Nel caso contrario, la pratica viene segnalata alla struttura territoriale competente, che ha il compito di accertare:
In caso di conferma dei requisiti, la sede può procedere a forzare manualmente il controllo e validare la domanda, se invece viene confermata l’assenza del diritto la prestazione viene rigettata con motivazione dettagliata.
Un ulteriore elemento di verifica riguarda i dati anagrafici e familiari inseriti dal richiedente nel questionario online allegato alla domanda. In particolare, il sistema incrocia tali dati con le informazioni presenti:
Il sistema verifica la presenza di persone con disabilità nel nucleo familiare, dato fondamentale per la determinazione del livello di bisogno assistenziale.
Se i dati dichiarati risultano congruenti la pratica procede verso l’istruttoria medica, in caso contrario interviene la sede territoriale che effettua le opportune verifiche, eventualmente contattando il richiedente o l’ente di patronato che ha assistito nella compilazione della domanda.
Le verifiche possono portare a tre esiti.
Solo una volta completata positivamente tutta la fase istruttoria, la domanda viene trasmessa al Centro medico-legale Inps per la valutazione sanitaria conclusiva.
Vediamo ora come è gestita la quota integrativa, ovvero l’assegno di assistenza, la componente distinta dall’indennità di accompagnamento destinata a coprire le spese sostenute per l’assistenza a domicilio delle persone anziane non autosufficienti, il cui valore massimo mensile è pari a 850 euro.
L’assegno di assistenza viene liquidato separatamente rispetto all’indennità di accompagnamento e il pagamento è gestito da una piattaforma automatizzata Inps, denominata Sistema di pagamenti, dedicata specificamente alla quota integrativa: tale modalità consente una gestione trasparente e tracciata delle somme erogate, favorendo anche il controllo ex post da parte dell’Istituto.
Decorrenza e comunicazione degli importi
Con il provvedimento di liquidazione, l’Inps comunica al richiedente:
Per ottenere il pagamento degli arretrati relativi all’assegno di assistenza, il richiedente deve presentare adeguata documentazione giustificativa atta a dimostrare le spese sostenute per attività di cura e supporto domiciliare.
È prevista una procedura guidata attraverso il portale Inps, accessibile dal fascicolo personale, nella sezione “Variazioni e integrazioni” della domanda.
Spese per lavoro domestico
Nel caso in cui l’assistenza sia prestata da personale assunto con contratto di lavoro domestico, il richiedente deve allegare:
L’assunzione deve rispettare alcuni parametri minimi:
Il controllo sulla regolarità del rapporto lavorativo viene effettuato dalla struttura territoriale competente, che può sbloccare le singole mensilità arretrate solo in presenza di documentazione completa, coerente e verificabile.
Spese per servizi assistenziali
Se il richiedente si è avvalso di servizi di assistenza professionale esterna (es. cooperative sociali, enti accreditati), dovrà presentare:
Le fatture devono essere riferite esclusivamente al beneficiario della Prestazione Universale e devono contenere una descrizione dettagliata delle attività erogate (es. assistenza alla persona, igiene, somministrazione pasti).
Il beneficiario o l’Istituto di patronato che lo rappresenta deve trasmettere la documentazione per la rendicontazione entro 30 giorni dal ricevimento del provvedimento di accoglimento della domanda.
Il mancato rispetto di tale termine può comportare ritardi nel pagamento degli arretrati o addirittura la decadenza della possibilità di richiederli.
Unitamente alla documentazione, è obbligatorio dichiarare formalmente che le spese rendicontate non sono già state rimborsate da altri enti pubblici.
Tale dichiarazione serve a evitare duplicazioni nell’utilizzo di risorse pubbliche per le stesse finalità assistenziali.
Nel caso in cui la prestazione sia stata concessa con diritto di opzione (si veda il messaggio n. 949/2025), l’Inps provvede inoltre a trasmettere comunicazione all’ATS competente, al fine di coordinare le prestazioni assistenziali eventualmente attivate in ambito territoriale.
La procedura prevede che ciascuna rata arretrata venga sbloccata singolarmente, a seguito della verifica dei documenti giustificativi. La struttura territoriale Inps:
Solo dopo la validazione delle spese per un determinato mese, la sede può autorizzare il pagamento dell’arretrato relativo a quel mese.
Verifica della coerenza della documentazione allegata
Il primo livello di controllo effettuato dalla sede competente riguarda la correttezza formale e sostanziale della documentazione trasmessa dal beneficiario. In particolare, per ciascun mese per cui si richiedono arretrati, l’Istituto deve accertare:
Nel caso delle spese per lavoro domestico, i documenti devono indicare chiaramente il nominativo del lavoratore, la quantità di ore lavorate, e l’effettivo pagamento delle retribuzioni. Per i servizi professionali resi da enti terzi, invece, le fatture devono essere elettroniche, regolarmente quietanzate e riferite univocamente al beneficiario.
Verifica dei contratti domestici: ore settimanali e contributi
Un aspetto particolarmente delicato riguarda i rapporti di lavoro domestico. L’Inps, oltre alla verifica formale dei documenti, è chiamato ad accertare anche alcuni parametri sostanziali che danno diritto allo sblocco dell’arretrato.
1. Orario minimo settimanale: almeno 15 ore
Il contratto di lavoro domestico deve prevedere un impegno lavorativo pari ad almeno 15 ore settimanali. Questo requisito è indispensabile per dimostrare che il lavoratore presta un’assistenza regolare e continuativa, coerente con la finalità dell’assegno di assistenza, che mira a valorizzare il lavoro di cura effettivamente prestato.
2. Contributi regolarmente versati
L’Istituto effettua anche la verifica sulla regolarità contributiva del rapporto di lavoro, accertando che, se i termini sono scaduti, i contributi previdenziali siano stati effettivamente versati. In mancanza di tale adempimento, la sede non può procedere allo sblocco della rata mensile corrispondente. Questo meccanismo incentiva la regolarizzazione dei contratti e garantisce la tutela del lavoratore sotto il profilo previdenziale.
Una volta effettuate le verifiche documentali e contributive, la sede territoriale procede a sbloccare ciascuna rata mensile in maniera separata, caricando in procedura l’esito positivo del controllo per quel periodo.
Nel caso in cui emergano irregolarità, incongruenze o carenze documentali, la sede registra l’esito negativo, blocca la mensilità corrispondente e invia una comunicazione ufficiale al beneficiario, contenente la motivazione dettagliata del rigetto.
Tale comunicazione può essere utilizzata per eventuali richieste di riesame o integrazione documentale.
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