Nel Consiglio dei Ministri del 13 marzo 2025, è stato approvato in via definitiva il decreto legislativo di riforma delle accise, che attua la delega fiscale in materia e modifica il Testo Unico delle Accise (DLgs n. 504/95). L’intervento mira a ridurre progressivamente la disparità di tassazione tra benzina e gasolio nei prossimi cinque anni, riallineando le accise sui carburanti.
Contestualmente, il Governo ha approvato anche la revisione delle sanzioni doganali, riconfigurandole a soli sei mesi dalla loro adozione, con l’intento di garantire maggiore certezza giuridica e adeguare il sistema alle nuove esigenze economiche e fiscali.
Questa doppia riforma avrà un impatto significativo sia sul piano economico che ambientale:
La riforma delle accise approvata dal Consiglio dei Ministri introduce un graduale riallineamento della tassazione su benzina e gasolio, eliminando progressivamente la disparità tra i due carburanti. Il decreto legislativo, che modifica il DLgs. 504/95 (Testo Unico delle Accise - TUA), prevede una revisione quinquennale delle aliquote, in linea con le direttive europee per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, garantendo così una tassazione più equa e sostenibile.
Il Governo ha sottolineato più volte che si tratta di un "riallineamento" e non di un semplice aumento delle accise. Questo perché l’intervento non si limita ad aumentare la tassazione sul gasolio, ma prevede un meccanismo speculare:
L’obiettivo è eliminare il trattamento di favore per il gasolio, considerato un sussidio ambientalmente dannoso, senza gravare eccessivamente sui consumatori.
I sussidi ambientali dannosi da ridurre
Secondo il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli, redatto annualmente dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) in base alla Legge 221/2015, la minore tassazione del gasolio rispetto alla benzina è considerata un Sussidio Ambientalmente Dannoso (SAD).
L’intervento normativo mira a superare questa disparità, allineando progressivamente i livelli di tassazione per rispondere a due esigenze fondamentali:
Come ridurre il divario
Attualmente, il gasolio gode di un'accisa inferiore di 11,1 centesimi al litro rispetto alla benzina, nonostante il suo maggiore impatto ambientale in termini di emissioni di CO₂ e particolato.
Il decreto stabilisce che questo divario verrà ridotto gradualmente nel corso di cinque anni (2025-2030), con un aumento progressivo dell’accisa sul gasolio e una riduzione equivalente di quella sulla benzina.
La soglia di convergenza è fissata a 67,25 centesimi al litro per entrambi i carburanti, raggiunta attraverso incrementi e riduzioni annuali.
A determinare le aliquote di accisa per ogni anno sarà un decreto interministeriale firmato dai Ministeri di Ambiente, Economia, Trasporti e Agricoltura, in modo da garantire un’applicazione coordinata della riforma.
Effetti economici della riforma
L’effetto economico della riforma non sarà neutrale, poiché il gasolio è utilizzato in quantità molto maggiori rispetto alla benzina. Nel 2024, i consumi sono stati:
A causa di questa disparità nei consumi, il saldo complessivo sarà positivo per l’Erario:
In totale, al termine del quinquennio, il riallineamento genererà un gettito fiscale aggiuntivo di circa 1,1 miliardi di euro annui.
Destinazione dei fondi derivanti dal riallineamento delle accise
I maggiori introiti generati dalla riforma saranno destinati a due fondi principali:
Esoneri previsti: gasolio agricolo e commerciale
La riforma delle accise non si applicherà al gasolio agricolo e al gasolio commerciale per il trasporto merci e passeggeri.
Queste esenzioni garantiscono che la riforma non penalizzi settori strategici come l’agricoltura e la logistica, riducendo l’impatto economico della misura. In particolare, non si vuole gravare eccessivamente sul settore del trasporto su strada, che rappresenta una componente essenziale dell’economia nazionale e della logistica. L'esenzione aiuterà le imprese di trasporto a evitare un incremento dei costi operativi e, di conseguenza, possibili rincari nei prezzi dei beni trasportati.
La riforma introduce altre significative novità nel sistema delle accise, tra cui la creazione del Soggetto Obbligato Accreditato (SOAC), una nuova classificazione degli operatori economici e l’introduzione di un sistema a "patente a punti" per la gestione delle accise.
Introduzione del Soggetto Obbligato Accreditato (SOAC)
Una delle principali innovazioni è la creazione del Soggetto Obbligato Accreditato (SOAC), una figura ispirata al modello dell’AEO (Authorized Economic Operator) già presente in ambito doganale. Il SOAC è un operatore economico che, a seguito di un audit dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ottiene il riconoscimento di affidabilità fiscale, beneficiando di semplificazioni e agevolazioni nel pagamento delle accise.
I soggetti riconosciuti come SOAC beneficeranno di due principali vantaggi:
Gli operatori con punteggi più alti potranno beneficiare di un’esenzione fino al 100% delle cauzioni dovute.
Patente a punti per le accise
Un’altra grande novità della riforma è l’introduzione di un sistema a “patente a punti”, che premia gli operatori più affidabili e disciplina il mantenimento dello status di SOAC.
Questo sistema mira a incentivare la trasparenza e la compliance fiscale, premiando gli operatori più affidabili e scoraggiando eventuali comportamenti scorretti nel settore delle accise.
Riclassificazione degli operatori economici
La riforma introduce anche una nuova suddivisione dei soggetti obbligati all’accisa in quattro categorie, in base al settore merceologico:
Per ottenere l’autorizzazione, l’Agenzia delle Dogane dovrà esaminare l’attività dell’operatore nei cinque anni precedenti alla richiesta, garantendo un’analisi approfondita della sua affidabilità fiscale.
La riforma delle accise rappresenta un passo significativo nella politica fiscale ed ecologica del Governo, con l’obiettivo di riequilibrare la tassazione sui carburanti e ridurre i sussidi ambientalmente dannosi. L’introduzione del SOAC, la patente a punti e la riorganizzazione del sistema di autorizzazione mirano a rendere il settore più trasparente ed efficiente, premiando gli operatori più affidabili e rafforzando i controlli. Tuttavia, la misura avrà un impatto differenziato sui consumatori e sui settori economici coinvolti, sollevando dibattiti sui costi di trasporto e sulle ripercussioni per chi ancora dipende dal diesel.
Nel Consiglio dei Ministri del 13 marzo 2025 è stato approvato un correttivo alla riforma del sistema doganale, in vigore dal 4 ottobre 2024, con l’obiettivo di rendere più equilibrato il quadro sanzionatorio e rispondere alle preoccupazioni sollevate dalle imprese e dai rappresentanti del settore. Le modifiche riguardano principalmente l’innalzamento della soglia penale per il contrabbando, l’ampliamento delle cause di non punibilità e la revisione delle circostanze aggravanti.
1. Innalzamento della soglia penale per l’IVA all’importazione
Una delle novità più rilevanti è l’innalzamento della soglia di rilevanza penale per le violazioni doganali legate all’IVA all’importazione. La soglia, inizialmente fissata a 10.000 euro, viene ora portata a 100.000 euro, riducendo il rischio che semplici errori formali si trasformino in illeciti penali.
2. Maggiori possibilità di non punibilità
Il decreto introduce nuove cause di non punibilità, che consentono di evitare la sanzione penale se l’operatore regolarizza la propria posizione. In particolare:
Queste modifiche garantiscono una maggiore flessibilità e permettono agli operatori economici di regolarizzare eventuali errori senza incorrere automaticamente in procedimenti penali.
3. Revisione delle circostanze aggravanti e delle pene
Il decreto riformula le soglie per le circostanze aggravanti, differenziando le sanzioni in base all’ammontare dei tributi non versati:
Inoltre, si stabilisce che non si procederà alla confisca in caso di revisione su istanza di parte, a patto che la domanda venga presentata prima dell’avvio di un procedimento penale.
4. Revisione della comunicazione dei reati e competenze della Procura Europea
Il decreto stabilisce che l’Agenzia delle Dogane trasmetta la notizia di reato alla Procura Europea (EPPO) solo se l’importo dei diritti di confine dovuti supera i 10.000 euro. Tuttavia, in presenza di circostanze aggravanti, la comunicazione può avvenire anche per importi inferiori. Questa modifica mira a rendere il sistema sanzionatorio più proporzionato e a ridurre il rischio di segnalazioni per violazioni di entità marginale.
Le modifiche introdotte rappresentano un importante correttivo alla riforma doganale, rispondendo alle criticità sollevate dagli operatori del settore. L’innalzamento della soglia penale per l’IVA, l’ampliamento delle cause di non punibilità e la revisione delle aggravanti permettono un’applicazione più equilibrata delle sanzioni, evitando che errori formali o importi modesti possano sfociare automaticamente in procedimenti penali.
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