Un nuovo Codice per le autonomie locali

Pubblicato il 20 luglio 2009

Lo scorso mercoledì è stato approvato, in via preliminare dal Consiglio dei ministri, il Codice delle autonomie. L’abrogazione dei codici regionali (Coreco) non ha portato all’immediato decollo di altri controlli interni lasciando aperta una spaccatura proprio per quanto riguarda l’azione di verifica preventiva di legittimità sugli atti. Da ciò, l’esigenza di modificare e ampliare le forme di autoverifica, di prevedere maggiori interventi da parte della Corte dei Conti e di assegnare alcuni compiti anche ai segretari. La nuova bozza del Codice porta così a sei le tipologie di controllo interno, mentre prima erano solo quattro. Si tratta di un nuovo controllo di regolarità amministrativa e contabile, di gestione, di efficienza, efficacia ed economicità delle società partecipate, di attuazione dei programmi politico-amministrativi e degli equilibri finanziari. L’obiettivo è quello di snellire, tagliando numerosi enti intermediari, ma allo stesso tempo di aumentare l’efficienza della macchina burocratica, perché la definizione delle funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane, consentirà di fare chiarezza su "chi fa cosa" evitando sprechi e duplicazioni di soggetti e funzioni. Così, se da una parte i difensori civici e le comunità montane, le circoscrizioni comunali e i consorzi tra enti (compresi i bacini imbriferi montani) saranno eliminati e le loro funzioni passeranno o alle province o agli altri livelli di governo di volta in volta individuati dalla regioni, dall’altra parte, le province sopravviveranno, ma dovranno essere razionalizzate. Dunque, entro due anni il Governo dovrà provvedere al riordino completo degli enti, in modo tale che – secondo quanto di legge nel Ddll – “il territorio di ciascuna provincia abbia un'estensione e comprenda una popolazione tale da consentire l'ottimale esercizio delle funzioni previste per il livello di governo di area vasta”. Ma ciò che emerge dalle nuove proposte del Codice delle autonomie, per quanto riguarda l’aspetto contabile, da parte degli enti locali, è la possibilità di recuperare il mancato rispetto del patto nell’anno successivo e lo scioglimento per le amministrazioni inadempienti.

Roberta Moscioni

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