Lavoratore in 4D

Pubblicato il 21 giugno 2018

Il filosofo e politologo tedesco Herbert Marcuse scriveva nel 1964 il celebre saggio “L’uomo a una dimensione”: l’individuo viene appiattito alla dimensione di consumatore distratto, omologato e asservito ad una società totalitaria in quanto manipolatrice dei bisogni.

Recentemente attraverso un neologismo americano – mutuato per la verità da un approccio lavoristico asiatico – alcuni tipi di lavoro poco attraenti e mal pagati vengono definiti in “3D”, cioè “dirty, dangerous and difficult”: lavori sporchi, pericolosi e difficili. Così la persona che sembrava a una dimensione, nel giro di qualche decennio si è “evoluta” in una specie di lavoratore tridimensionale…

Ma le “D” non si fermano qui. Donatella, infatti, effettua le pulizie in un posto di ristoro situato su una grande arteria di comunicazione e non ne può più di svolgere i turni notturni nel fine settimana. Si tratta dell’unica donna e, mentre i colleghi uomini ruotano di volta in volta, a lei toccano sempre le notti di sabato e domenica.

Così la dipendente si rivolge all’Ispettorato del Lavoro, che interviene prontamente ed effettua gli accertamenti del caso attraverso due valenti ispettrici. Il titolare, interrogato sul perché di tale comportamento, esclama in modo strafottente: “Sapevo che non dovevo assumere Donatella, chi dice donna dice danno!”.

Le ispettrici, per niente turbate da tali affermazioni sessiste, acquisiscono gli elementi istruttori che confermano la denuncia della lavoratrice e decidono quindi di sanzionare il comportamento discriminatorio del titolare di Donatella, destinataria a loro avviso di un trattamento diverso e deteriore rispetto a quello riservato ad altri appartenenti alla stessa classe di persone (cfr. Corte di Cassazione con sentenza n. 3968 del 19/02/2018).

“Non solo riceverà una sanzione salata (art. 41 D.lgs. 198/2016 e D.lgs. 8/2016) – proseguono decise e determinate le ispettrici – ma a causa di questo comportamento discriminatorio perderà anche i benefici contributivi di cui si è avvalso!”. “C’è un aspetto tragicomico in tutta questa vicenda – conclude Donatella rivolgendosi alle ispettrici – sono la prima lavoratrice in “4D”: dirty, dangerous, difficult and… discriminated!”.

Le considerazioni espresse sono frutto esclusivo dell’opinione degli autori e non impegnano l’amministrazione di appartenenza

Ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

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