Cndcec. Extracomunitari nel lavoro. Commercialisti competenti in ambito giuslavoristico

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Cndcec. Extracomunitari nel lavoro. Commercialisti competenti in ambito giuslavoristico

Il presidente Cndcec, Massimo Miani, intervenuto al Convegno nazionale dedicato al tema extracomunitari nel lavoro, chiede il pieno riconoscimento della competenza dei commercialisti come consulenti in ambito giuslavoristico.

“Da sempre la categoria si occupa di fatto e di diritto della materia del lavoro. Anzi, considerato che il commercialista - spiega Miani - si occupa di tutti gli aspetti della consulenza aziendale quali strategie aziendali, organizzazione aziendale, accordi commerciali, politiche di bilancio, fiscali e tributarie, gestione della crisi aziendale, finanziamenti agevolati, egli può effettivamente prestare, in tale materia, non solo assistenza per quanto riguarda gli adempimenti, ma una vera consulenza di supporto per il management aziendale”.

Tuttavia, continua: “Non si ha sufficiente contezza dell’attività svolta dai Commercialisti in tale ambito e dell’utilità che deriva dal raccordo tra questa area di specializzazione con altre attività caratterizzanti che svolgono i nostri iscritti. Diversamente dai consulenti del lavoro che concentrano su questo segmento l’intera attività, nel caso nostro, è un segmento della consulenza aziendale e consente quindi un’efficace sinergia con le altre aree aziendali”.

Cndcec: “il numero di ingressi di extracomunitari nel nostro Paese è inferiore alle effettive necessità”

Spetta al consigliere nazionale delegato alla materia del lavoro, Roberto Cunsolo, il commento sui dati diffusi nei mesi scorsi dal Ministero del lavoro: “L’alta incidenza percentuale di lavoratori extracomunitari impiegati in agricoltura, edilizia e lavori domestici conferma la tendenza dei lavoratori italiani al rifiuto di lavori maggiormente gravosi, oltre che sottoqualificati rispetto al proprio percorso formativo”.

Gli stranieri nel mercato del lavoro italiano rappresentano un fenomeno sostanzialmente contenuto: “il numero di ingressi di extracomunitari nel nostro Paese è inferiore alle effettive necessità e i decreti che si sono susseguiti con cadenza annuale non sembrano emanati con attenzione al funzionamento reale del mercato del lavoro… La presenza di lavoratori stranieri sta contribuendo ad alleggerire il rapporto tra popolazione in età pensionabile e popolazione in età lavorativa, con effetti positivi sulla tenuta del sistema pensionistico”.

Cunsolo pone il tema del malessere diffuso tra gli imprenditori italiani per la presenza di imprese fantasma, gestite anche da extracomunitari:Gli imprenditori italiani, il popolo delle partite iva che ogni giorno lottano con la burocrazia e la pressione fiscale chiedono il rispetto delle regole. O, quantomeno, che siano uguali per tutti. Bisogna che la competizione sia leale. Per questo, noi proponiamo un deterrente contro il fenomeno delle imprese fantasma gestite da extracomunitari”.

Le proposte:

  1. condizionare il permesso di soggiorno dell’imprenditore straniero, o del titolare di partita Iva, al possesso della regolarità contributiva e all’esistenza di condizioni lavorative dignitose oltre che rispettose degli standard di trattamento economico e normativo del nostro paese;
  2. l’abilitazione da parte del ministero dell’Interno all'inoltro di istanze di permesso di soggiorno nell'ambito dei flussi di ingresso.

Da sempre l’Inps sostiene che i lavoratori stranieri sono una risorsa e non un costo: le entrate dei contributi versati dai lavoratori extracomunitari all'Inps superano di oltre 6 miliardi le uscite per le pensioni e la previdenza in loro favore. A ribadirlo Maria Sandra Petrotta, direttore centrale entrate dell'Inps.

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