Liberalizzazioni professionali. Longobardi: lottiamo tutti. Calderone: si rimedi alla norma equivoca sulle Stp

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Francesco Longobardi è il presidente dell'Associazione nazionale consulenti del lavoro. Sulla norma contenuta nella Legge di stabilità che ha sconquassato gli Ordini professionali, afferma: «L'Europa che chiede liberalizzazioni professionali a tutto campo non è cosa che ci deve stupire. E’ del tutto evidente, invece, che i nostri parlamentari europei non hanno saputo rappresentare con la dovuta forza e con il dovuto merito, la realtà delle professioni ordinistiche. Complice, la decrescente considerazione del nostro Paese nelle questioni cruciali della economia nazionale ed europea, chissà a chi dovuta. È il momento di fare squadra, tra tutte le professioni, tra tutti i sindacati delle professioni. Stanchi di essere oggetto delle bramose attenzioni di Confindustria e di una disinformata Unione europea, è il momento di quella coesione che lo stesso capo dello Stato invoca per ben più ampi obiettivi. La stessa legge finanziaria di stabilità, nel prevedere la possibilità di realizzare società professionali (ben vengano per il progresso dei servizi integrati all'utenza e al cittadino e configurando nuove opportunità professionali) e nel prevedere la possibilità di realizzare società multidisciplinari (idem, ndr), cede a interessi puramente di mercato allorquando prevede la possibilità di realizzare società di capitali, dove la finanza sarà più forte del merito e della competenza. Alziamo la testa, tutti. La criticità del momento non vale una svendita. Lottiamo tutti. Fatevi sentire».

Intanto, la Presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e del Cup, Marina Calderone, non s’era soffermata, nei giorni scorsi, sulla cancellazione delle tariffe, questione ideologica poiché le tariffe minime come valore inderogabile sono state abolite nel 2006, ma su una disposizione della Legge di stabilità giudicata “equivoca”, che immette nel sistema le società tra professionisti (Stp) e, nel contempo, ammette la partecipazione senza limiti di soci finanziatori. Non fissato un tetto alla partecipazione degli esterni, però, le società possono attirare capitali di dubbia provenienza, della criminalità organizzata ad esempio. Questo è il grande rischio di cui la Presidente riferisce.

Oggi, Marina Calderone afferma: “Voglio credere che i tempi ristretti che hanno portato alla scrittura della norma non abbiano consentito un approfondimento specifico di tutti gli aspetti correlati. Non sarebbe la prima volta che una norma nasce male o è imprecisa. Ma c'è sempre tempo per rimediare e correggerla. E ciò potrà avvenire tramite l'indispensabile dialogo e confronto che il nuovo Governo dovrà aprire tra i vari attori sociali e istituzionali, professionisti compresi. Solo così potranno essere individuate strategie e interventi per risolvere la crisi che trovino la più ampia condivisione e che siano accettate - e non solo subite - dai cittadini.”.

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