Per le consulenze è l'avvocato a dover provare il maggior compenso

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Con sentenza n. 230 dell'11 gennaio 2010, la Cassazione ha respinto il ricorso di un legale che lamentava di aver ricevuto dai clienti solo una parte del compenso pattuito per la soluzione di una questione stragiudiziale, questione che non era andata del tutto a buon fine; il procuratore aveva fatto istanza ai giudici di legittimità chiedendo che gli venisse riconosciuto l'intero compenso convenuto. Tuttavia, lo stesso non aveva fornito alcuna notula che spiegasse l'attività da lui posta in essere.

In particolare, la Suprema corte, pur ricordando che il rapporto professionale che lega l'avvocato al cliente comporta un'obbligazione di mezzi e non di risultato, con la conseguenza che la prestazione va retribuita a prescindere dall'esito conseguito, ha altresì ritenuto legittima la retribuzione che, in questo caso, era stata versata al professionista da parte dei clienti: nel'ipotesi in esame - continuano i giudici - spettava al legale provare circostanze specifiche da cui desumere l'attività stragiudiziale dallo stesso svolta.
Anche in
  • ItaliaOggi, p. 23 – Il legale manca l'obiettivo? Gli spettano solo gli acconti - Alberici
  • Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, p. 37 – Onorari, la prova all'avvocato - Galimberti

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