Atti tipici senza titolo? E' esercizio abusivo della professione

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Atti tipici senza titolo? E' esercizio abusivo della professione

Rischia la condanna penale per abusivo esercizio della professione di avvocato chi compie attività stragiudiziale con continuità, organizzazione e onerosità, nonché con modalità tali da creare le apparenze di un'attività professionale svolta da soggetto regolarmente abilitato alla professione forense.

Attività stragiudiziale con continuità: finto professionista condannato

Con sentenza n. 13341 del 2 aprile 2024, la Corte di cassazione ha confermato la condanna penale impartita ad una donna per il reato di esercizio abusivo della professione ex articolo 348 del Codice penale.

All'imputata, era stato contestato il compimento di atti tipici della professione forense, in quanto, pur non essendo iscritta all'albo degli avvocati:

  • si era qualificata come tale nella corrispondenza con i clienti;
  • aveva svolto attività stragiudiziale nelle trattative per la composizione bonaria di un contenzioso civile.

Dopo che la Corte d'appello aveva confermato la sua penale responsabilità, condannandola alla pena di tre mesi e dieci giorni di reclusione, l'imputata si era rivolta alla Suprema corte.

Davanti al Collegio di legittimità, la ricorrente aveva dedotto, tra i motivi, che dalle deposizioni testimoniali utilizzate per fondare la condanna non erano emersi, in realtà, elementi da cui desumere rapporti diretti con i clienti ma soltanto di tipo epistolare (fax ed e-mail).

Le relative doglianze sono state giudicate infondate dalla Sesta sezione penale della Cassazione.

Con specifico riguardo all'aspetto sopra evidenziato, gli Ermellini hanno rilevato che, contrariamente all'assunto difensivo, i rapporti tenuti dai testi - clienti con la ricorrente, qualificatasi come avvocato, erano stati diretti e non solo attraverso comunicazioni scritte.

L'imputata, a ben vedere, aveva avuto anche rapporti telefonici con l'avvocato di controparte, nei quali si era qualificata come collega, nonché tenuto degli incontri presso lo studio legale per discutere del mancato pagamento di fatture, fatture per le quali, peraltro, aveva provveduto ad intimare ai debitori morosi il relativo pagamento.

Esercizio abusivo della professione: quando si configura il reato

Nella decisione, la Corte di cassazione ha richiamato l'assunto pacificamente enunciato dalla giurisprudenza di legittimità, secondo cui risponde del reato di esercizio abusivo di una professione, chi compie, senza titolo, atti che, anche se non attribuiti singolarmente in via esclusiva a una determinata professione, siano univocamente individuati come di competenza specifica di essa.

La penale responsabilità - ha continuato la Corte - si configura se il compimento degli atti tipici venga realizzato con modalità tali, per continuatività, onerosità e organizzazione, da creare, in assenza di chiare indicazioni diverse, le oggettive apparenze di un’attività professionale svolta da soggetto regolarmente abilitato.

E' esclusa, invece, l'integrazione del reato esercizio abusivo della professione in capo al soggetto che si limiti, in via occasionale, al compimento di una attività stragiudiziale: una prestazione isolata, infatti, non può essere sintomatica di un’attività svolta in forma professionale, in modo continuativo, sistematico ed organizzato.

Attività esclusiva di avvocato senza averne titolo: è reato

Tra le attività esclusive dell’avvocato, in particolare, la Legge ordinamentale forense individua l’assistenza, la rappresentanza e la difesa in giudizio davanti a tutti gli organi giurisdizionali e nelle procedure arbitrali rituali.

Vanno considerate di competenza degli avvocati, inoltre - ad esclusione dei casi in cui ricorrono competenze espressamente individuate relative a specifici settori del diritto e che sono previste dalla legge per gli esercenti altre professioni regolamentate - anche l’attività professionale di consulenza legale e di assistenza legale stragiudiziale, laddove connessa all’attività giurisdizionale e se svolta in modo continuativo, sistematico e organizzato.

Era dunque corretto, nella vicenda esaminata, che i giudici di merito avessero ravvisato l'esercizio abusivo della professione di avvocato nell'attività stragiudiziale rientrante nella professione legale, portata avanti dalla donna con continuità, organizzazione e onerosità, nonché con modalità tali da creare le apparenze di un'attività professionale svolta da soggetto regolarmente abilitato (quali, nella specie, l'utilizzo della carta intestata e l'uso della qualifica di avvocato).

Tutte le pratiche di cui era stata incaricata la ricorrente, inoltre, erano connesse o strettamente prodromiche ad un contenzioso civilistico (la pratica era relativa a una transazione stragiudiziale per una controversia di risarcimento danni che prevedeva una diffida dei debitori morosi, con avvertimento dell'azione legale, e il recupero crediti portato avanti nella prospettiva di azioni legali).

Sono state respinte, infine, anche le specifiche doglianze sollevate dalla ricorrente relativamente alla mancata applicazione delle attenuanti generiche.

La Corte d'appello, nel dettaglio, aveva attribuito valore ostativo alla considerazione dell'elevato numero di precedenti specifici - dieci condanne - circostanza che veniva nella sua significatività ad assorbire e superare le argomentazioni difensive prospettate.

Da qui il definitivo rigetto del ricorso dell'imputata, con conseguente condanna della medesima al pagamento delle spese processuali.

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