Riforma ordinamento commercialisti: ampio sostegno alla riforma

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Riforma ordinamento commercialisti: ampio sostegno alla riforma

Prosegue il confronto interno alla categoria dei commercialisti sulla proposta di riforma dell’ordinamento professionale avanzata dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC). In queste settimane, oltre 80 Ordini territoriali su 132 hanno espresso un sostegno chiaro e inequivocabile al progetto, confermando una maggioranza larga e compatta che vuole andare avanti con il processo di cambiamento.

A sottolineare questo ampio consenso è il presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, che definisce la mole di comunicazioni ricevute come un «attestato di fiducia straordinario», un segnale forte proveniente da chi ogni giorno rappresenta la categoria sul territorio. «Le mail che abbiamo ricevuto – ha dichiarato de Nuccio – esprimono apprezzamento per un percorso che ha saputo coniugare visione, inclusione e responsabilità istituzionale. Il testo, frutto di un anno di confronto con tutti gli attori della professione, è una solida base per accompagnare la categoria verso il futuro».

La proposta di riforma mira a superare i limiti dell’attuale ordinamento (Dlgs n. 139/2005) e a rispondere in modo concreto alle nuove sfide di un contesto socioeconomico profondamente cambiato. Il progetto è stato elaborato con il coinvolgimento di tutti i 132 ordini territoriali, delle sigle sindacali e delle due Casse di previdenza, rendendolo un documento moderno e aperto a miglioramenti.

Tuttavia, il percorso di riforma non è privo di tensioni. Nonostante la maggioranza assoluta di sostegno, infatti, sono emerse resistenze da parte di alcuni Ordini – tra cui quelli di Roma, Milano, Torino e Firenze – che hanno manifestato contrarietà e tentato di bloccare il processo con iniziative considerate dal Consiglio Nazionale «scomposte, divisive e irrispettose». De Nuccio ha condannato queste posizioni, definendo «grave e ingiustificabile» il tentativo di ostacolare un cambiamento atteso da tutta la categoria.

«Il futuro della professione non può essere ostaggio di logiche personali – ha aggiunto il presidente –. La nostra comunità chiede unità, coraggio e rinnovamento. Oggi siamo una maggioranza determinata che chiede una sola cosa: andare avanti». Forte di questo mandato ampio e trasversale, il Consiglio Nazionale conferma il proprio impegno a rappresentare l’interesse collettivo, convinto che una riforma autentica e lungimirante non possa più essere rimandata.

Riforma commercialisti: pronto lo schema di legge delega del Governo

Dopo mesi di stallo, il Governo ha rilanciato la riforma con uno schema di disegno di legge delega, che sarà presto sottoposto all’esame del Consiglio dei Ministri. L’obiettivo è avviare la revisione del D.Lgs. 139/2005 mediante un decreto legislativo che dovrà essere emanato entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge delega.

Lo schema prevede interventi su più fronti, tra cui:

  • Ridefinizione dell’oggetto della professione: ampliamento delle attività riservate, inclusi nuovi ambiti come la gestione delle crisi d’impresa e la mediazione.
  • Esercizio in forma associata e societaria: disciplina organica per studi associati e società tra professionisti.
  • Riforma del sistema elettorale: introduzione di un sistema misto con metà dei membri eletti direttamente dagli iscritti e metà scelti dai consigli degli Ordini territoriali.
  • Disciplina del tirocinio: miglioramento della qualità e possibile introduzione di indennità per i tirocinanti.
  • Assicurazione obbligatoria: rafforzamento dell’obbligo di polizza professionale.
  • Riorganizzazione degli albi: suddivisione in sezioni e introduzione di elenchi per specializzazione.

Il percorso legislativo prevede inoltre il coinvolgimento del Ministero dell’Università e l’audizione del CNDCEC, seguiti dalla valutazione parlamentare.

Critiche sulla riforma

Oltre alle critiche interne mosse da alcuni Ordini locali, anche le principali sigle sindacali della categoria (ADC, ANC, ANDOC, UNICO) hanno espresso preoccupazioni, chiedendo al Governo un riesame della bozza per garantire trasparenza, correttezza e una più ampia condivisione. I sindacati segnalano potenziali criticità costituzionali e conseguenze negative su previdenza e gettito fiscale, invitando a una pausa di riflessione prima di proseguire.

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