Si può licenziare chi con il proprio comportamento incide negativamente sull’immagine del datore di lavoro

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I comportamenti tenuti dal dipendente nella sua vita privata ed estranei all’esecuzione della prestazione lavorativa, non possono essere motivo di licenziamento a meno che questi possano incidere negativamente sull’immagine del datore di lavoro”.

Questo il principio espresso dai giudici della Corte di Cassazione, nella sentenza n.17969 del 2010, che specificano quanto segue: “i comportamenti tenuti dal dipendente nella sua vita privata ed estranei all’esecuzione della prestazione lavorativa sono irrilevanti, a meno che essi non siano di natura tale da far ritenere il dipendente inidoneo alla prosecuzione del rapporto, specie allorchè, per le caratteristiche o per la peculiarità di questo, la prestazione lavorativa richieda un ampio margine di fiducia, ovvero possa incidere negativamente sull’immagine del datore di lavoro”.

In altri termini, se la condotta personale del lavoratore in qualche modo lede l’immagine del datore di lavoro, egli può essere licenziato. Come è successo al cuoco napoletano che aveva parcheggiato la propria auto, contenente 4,5 Kg di tabacco di contrabbando, nel parcheggio aziendale. In sede di appello, il cuoco era stato assolto, in quanto il tabacco si trovava nel proprio mezzo privato e non nei locali aziendali. La Suprema Corte ha chiesto ai giudici di merito una nuova pronuncia, invitandoli a tenere in considerazione l’incidenza del comportamento del cuoco sull’immagine del datore di lavoro.

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