Standard formativi assistenti familiari: nuove Linee guida dal ministero

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Il decreto interministeriale del 19 settembre 2025, emanato dal ministro del lavoro, dal ministro dell’istruzione e da quello dell’università, introduce le Linee guida nazionali per la definizione degli standard formativi degli assistenti familiari.

Si tratta di un provvedimento di grande rilevanza, poiché mira a garantire un quadro uniforme e condiviso in tutta Italia per la formazione e la qualificazione di questa figura professionale sempre più richiesta: l’assistente familiare svolge infatti un ruolo centrale nel supporto alle persone anziane non autosufficienti, contribuendo sia al loro benessere che alla tenuta complessiva del sistema di welfare.

Il decreto trae origine da un percorso normativo ben definito, il cui punto di partenza è rappresentato dalla legge 23 marzo 2023, n. 33 con la quale il Parlamento ha delegato il Governo ad adottare disposizioni in materia di politiche a favore delle persone anziane.

Tra i diversi obiettivi indicati dalla legge rientrava la necessità di definire modalità di formazione omogenee per il personale addetto all’assistenza e al supporto, introducendo linee guida nazionali che potessero orientare l’attività delle Regioni e delle Province autonome.

In attuazione di tale delega è stato approvato il decreto legislativo 15 marzo 2024, n. 29 che, all’articolo 38, ha espressamente previsto la definizione di standard formativi uniformi per gli assistenti familiari.

Il percorso si è poi concretizzato con l’intesa sancita in Conferenza Stato-Regioni il 19 giugno 2025, passaggio essenziale perché ha assicurato la collaborazione tra lo Stato centrale e gli enti territoriali, rendendo effettivamente applicabili le linee guida su tutto il territorio nazionale. Solo grazie a questo accordo è stato possibile garantire che gli standard formativi degli assistenti familiari possano avere validità uniforme, senza creare disparità tra le diverse Regioni.

Vediamo ora nel dettaglio quanto contenuto nel decreto interministeriale del 19 settembre 2025.

Chi è l’assistente familiare: profilo, ruolo e competenze secondo le linee guida nazionali

La figura dell’assistente familiare riveste un ruolo centrale nel sistema di cura italiano, soprattutto nel contesto dell’assistenza domiciliare rivolta a persone anziane non autosufficienti.

Il decreto interministeriale ha introdotto perciò una definizione uniforme a livello nazionale, delineando con precisione il profilo professionale, gli ambiti di intervento e le competenze necessarie per esercitare questa professione.

Profilo professionale dell’assistente familiare

Si tratta di un operatore che svolge attività di supporto quotidiano a favore di persone con diversi livelli di non autosufficienza fisica o cognitiva, principalmente anziani, la cui attività è finalizzata a garantire il benessere dell’assistito, promuovendone, quando possibile, l’autonomia e mantenendo un ambiente domestico sicuro e dignitoso.

Le principali mansioni comprendono:

  • igiene personale e cura quotidiana: l’assistente familiare aiuta la persona assistita nelle pratiche di pulizia e igiene personale, inclusa la cura del corpo, la vestizione e la gestione del guardaroba;
  • preparazione e somministrazione dei pasti: provvede alla preparazione di alimenti adeguati alle esigenze nutrizionali dell’assistito, occupandosi anche della somministrazione in caso di difficoltà motorie o cognitive;
  • supporto nella mobilità e accompagnamento: l’assistente familiare aiuta l’anziano nei movimenti all’interno dell’abitazione, accompagna nelle uscite quotidiane e favorisce il mantenimento di una vita sociale attiva;
  • gestione domestica: si occupa della pulizia degli ambienti di vita, della biancheria e di altre incombenze legate alla cura della casa, sempre in funzione del benessere dell’assistito;
  • monitoraggio della salute: sorveglia lo stato generale della persona, verificando il rispetto delle terapie prescritte, segnalando eventuali variazioni di salute ai familiari o ai servizi territoriali competenti.

Inoltre, l’assistente familiare svolge una funzione relazionale importante, garantendo un supporto emotivo e comunicativo che contribuisce a ridurre l’isolamento sociale degli anziani.

Ruolo e ambiti di intervento

Dal punto di vista contrattuale, l’assistente familiare può essere:

  • dipendente diretto della famiglia, che agisce come datore di lavoro privato. In questo caso, il rapporto è disciplinato dalla contrattazione collettiva nazionale relativa al lavoro domestico;
  • dipendente di agenzie per il lavoro, secondo quanto previsto dal D.Lgs. 276/2003, che consente di affidare la gestione del rapporto a soggetti autorizzati, garantendo maggiore flessibilità sia per le famiglie che per i lavoratori.

Questa duplice modalità di inquadramento permette di adattare la figura professionale alle diverse esigenze dei nuclei familiari, mantenendo comunque un livello minimo di tutele e garanzie stabilito dagli standard nazionali.

Standard formativi nazionali: competenze richieste

Il decreto interministeriale definisce anche gli standard formativi nazionali per la professione, in modo da assicurare che tutti gli assistenti familiari, indipendentemente dalla Regione di provenienza, possiedano un bagaglio di competenze omogeneo.

Competenze tecnico-professionali

Sono le competenze legate all’assistenza diretta della persona.

L’assistente familiare deve essere in grado di svolgere attività di cura quotidiana, igiene, alimentazione e sorveglianza. Rientra in questa categoria anche la capacità di supportare la persona nel rispetto delle prescrizioni terapeutiche, garantendo la corretta somministrazione dei farmaci e segnalando eventuali variazioni di salute.

Competenze di salute e sicurezza

La normativa prevede che ogni assistente familiare abbia conoscenze di primo soccorso e di prevenzione domestica, incluse le pratiche per ridurre rischi di incidenti, gestire correttamente i rifiuti, prevenire sprechi e promuovere stili di vita sani all’interno del contesto domiciliare.

Competenze personali e sociali

L’attività dell’assistente familiare richiede capacità relazionali avanzate. Empatia, comunicazione chiara e spirito di collaborazione sono elementi fondamentali per instaurare un rapporto di fiducia con la persona assistita e con i suoi familiari. La cura non è solo fisica, ma anche emotiva e sociale, poiché l’anziano ha bisogno di sentirsi parte attiva della comunità e non escluso.

Competenze digitali e linguistiche

Le competenze digitali richieste sono fissate almeno al livello 3 del DigComp, il Quadro comune europeo di riferimento per le competenze digitali. Ciò significa che l’assistente familiare deve essere in grado di utilizzare strumenti digitali di base, anche per comunicare con i familiari o con i servizi territoriali.

Per quanto riguarda le competenze linguistiche, è richiesto un livello minimo B1 del QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue) per la lingua italiana. Tale requisito garantisce che l’assistente sia in grado di comprendere istruzioni, compilare documenti, comunicare efficacemente con medici, operatori sociali e familiari.

Offerta formativa, requisiti di accesso e certificazione degli assistenti familiari

Il decreto interministeriale non si limita a definire il profilo professionale dell’assistente familiare, ma disciplina in modo dettagliato anche l’offerta formativa necessaria per ottenere la qualificazione ufficiale.

Durata minima dei percorsi formativi

Secondo quanto stabilito dalle linee guida, la durata minima dei corsi di formazione per assistenti familiari è pari a 70 ore complessive. Queste ore sono dedicate al raggiungimento degli obiettivi principali previsti dagli standard formativi nazionali, con particolare attenzione a:

  • competenze tecnico-professionali (cura della persona, igiene, alimentazione, accompagnamento);
  • competenze di salute e sicurezza (primo soccorso e prevenzione dei rischi domestici);
  • competenze personali e sociali (empatia, comunicazione, collaborazione);
  • competenze di imprenditività e problem solving.

A queste ore possono essere aggiunti moduli supplementari in due aree specifiche.

  • Lingua italiana, per chi non ha una padronanza sufficiente a garantire una comunicazione efficace con l’assistito e con i servizi territoriali.
  • Competenze digitali, in linea con i requisiti previsti dal Quadro comune europeo DigComp (livello minimo 3), per consentire all’assistente familiare di utilizzare strumenti digitali nella gestione delle comunicazioni e delle attività di supporto.

Modalità di erogazione della formazione

Il decreto prevede una forte attenzione alla flessibilità organizzativa dei percorsi formativi, con l’obiettivo di agevolare la partecipazione di lavoratori che già operano nel settore o che hanno vincoli familiari e professionali.

  1. Formazione in presenza, indispensabile per le attività pratiche come la movimentazione della persona anziana o le esercitazioni di primo soccorso.
  2. Formazione a distanza (FAD ed e-learning), che può coprire fino a un massimo del 50% delle ore totali. Questa quota permette di conciliare gli impegni di studio con quelli lavorativi e familiari, riducendo al minimo le barriere di accesso.
  3. Percorsi personalizzati, costruiti sulla base delle competenze pregresse del singolo candidato, in conformità con quanto previsto dal D.Lgs. 13/2013 sul riconoscimento degli apprendimenti non formali e informali.

Per accedere ai corsi di qualificazione come assistente familiare, le linee guida fissano requisiti minimi, pensati per assicurare che i candidati abbiano le capacità di base necessarie per affrontare la formazione.

  • Maggiore età: è richiesto il compimento del diciottesimo anno di età.
  • Conoscenza della lingua italiana a livello A2 del QCER: questo livello garantisce la comprensione di frasi di uso comune e la capacità di gestire conversazioni semplici, condizione minima per l’assistenza quotidiana.
  • Regolare permesso di soggiorno: per i cittadini stranieri è richiesto il possesso di un permesso valido o la dimostrazione di essere in attesa del rinnovo.

Certificazione e validità nazionale della qualifica

Al termine del percorso formativo, i candidati che superano le prove di valutazione ricevono una certificazione ufficiale. Secondo le linee guida:

  • la competenza al rilascio della qualifica di assistente familiare è attribuita alle Regioni e alle Province autonome, in conformità con il D.Lgs. 13/2013;
  • la certificazione è valida su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dal contesto territoriale in cui è stata conseguita;
  • gli assistenti familiari certificati possono procedere con l’iscrizione agli elenchi regionali, previsti dall’articolo 38, comma 3 del D.Lgs. 29/2024.

Questo meccanismo garantisce una maggiore mobilità professionale, permettendo agli assistenti familiari di lavorare in qualunque Regione italiana senza dover ripetere percorsi formativi diversi.

Disposizioni transitorie

Il decreto contiene anche disposizioni di carattere transitorio, volte a tutelare chi aveva già intrapreso percorsi di qualificazione prima dell’adozione delle nuove linee guida. In particolare:

  • la certificazione UNI 11766:2019 (“Attività professionali non regolamentate – Assistente familiare: colf, baby-sitter, badante – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”) viene riconosciuta come equivalente ai moduli di apprendimento tecnico-professionali previsti dalle nuove linee guida;
  • le amministrazioni e le Regioni che non dispongono ancora della figura di assistente familiare nei propri repertori hanno otto mesi di tempo dall’adozione del decreto per adeguarsi agli standard nazionali.
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