Conciliazione con deroga

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Oggi, il collegato alla manovra estiva contenente le misure per il lavoro sarà discusso alla Camera, in attesa della sua approvazione attesa per la prossima settimana. Il provvedimento contiene alcune modifiche alle regole sul contenzioso, finalizzate a incentivare il ricorso a soluzioni stragiudiziali e ridurre così i tempi di durata dei procedimenti. Dunque, è stata inserita nel Codice di procedura civile la possibilità di risolvere tramite conciliazione anche le controversie nel pubblico impiego, mentre per il lavoratore licenziato è stata prevista la decadenza del diritto all’impugnazione se non presentata entro 120 giorni all’autorità giudiziaria. Il rischio, secondo opposizione e magistratura, è che in questo modo si verrebbero a ridurre le forme di tutela del lavoro dipendente e gli spazi di manovra dell’autorità giudiziaria, con conseguente passaggio di molte nuove cause sui giudici del lavoro. L’insidia della decadenza oltre che sull’impugnazione dei licenziamenti, colpirà anche quella sui trasferimenti, sulla cessione dei contratti a progetto e di collaborazione o di lavoro parasubordinato. Ritornando alla conciliazione, il disegno di legge ne riforma il procedimento e stabilisce che la procedura deve essere limitata nel tempo e non andare oltre i 60 giorni dal momento del ricevimento della richiesta di tentativo. Potrà poi concludersi anche con un accordo parziale ed è ammesso che possa essere affidata alla commissione di conciliazione la soluzione tramite arbitrato. Ad un collegio di conciliazione e arbitrato irrituale potrà, invece, essere affidata la soluzione della lite con un percorso diverso rispetto a quello della conciliazione tradizionale. Tra gli altri punti critici del provvedimento, da segnalare l’interpretazione dei poteri dei giudici che dovranno effettuare un controllo di legittimità e non di merito sulle scelte imprenditoriali, valutando la giusta causa e il giustificato motivo in tutti quei casi in cui non opera lo Statuto dei diritti dei lavoratori.
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