Insider trading: natura del reato e relativa configurabilità

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Insider trading: natura del reato e relativa configurabilità

Gli ultimi chiarimenti della Corte di cassazione in tema di reato di abuso di informazioni privilegiate (insider trading).

Con una recente sentenza – n. 39999 del 30 settembre 2019 - la Corte di legittimità ha fornito utili precisazioni in ordine alla natura del reato di cui all’articolo 184 del TUF. e alla relativa configurabilità.

L’abuso di informazioni privilegiate – si legge nella decisione - è un reato di pericolo e di mera condotta, per la cui integrazione è sufficiente l’utilizzo dell’informazione privilegiata per compiere investimenti, sfruttando la conoscenza delle dinamiche finanziarie che stanno per coinvolgere la persona giuridica ed il suo patrimonio azionario.

Non sono necessari, in questo contesto, l’elisione del margine di rischio dell’investimento e le conseguenti realizzazione di un vantaggio e causazione di un corrispondente danno.

Informazioni privilegiate e qualifica di insider primario

Ulteriori chiarimenti resi dalla Suprema corte riguardano il concetto di “informazione privilegiata” e l’individuazione dell’insider primario.

Innanzitutto, nella nozione di informazione privilegiata rientrano anche le informazioni acquisite nelle tappe intermediedel processo che porta alla determinazione della circostanza o dell’evento futuro cui volge l’informazione stessa, compresa pure l’attività relativa ad un incarico di “due diligence” conferito ad una società di consulenza”.

A seguire, è stato precisato che la qualifica di insider primario, soggetto a responsabilità penale (a differenza dell’insider secondario, soggetto, invece, alla sola responsabilità amministrativa) può ravvisarsi anche nel solo fatto di rivestire, all’interno della società di consulenza che tratta l’incarico relativo all’ente, un ruolo di spicco che permetta, per sua natura, di divenire recettore e collettore delle informazioni relative alle singole attività di consulenza, pur non partecipandovi direttamente.

E’ il caso, ad esempio, di chi ricopra il ruolo di “socio senior”.

Disapplicazione della norma penale in caso di sanzione Consob: condizioni

Per finire, la Quinta sezione penale della Cassazione si è soffermata sulla questione relativa alla valutazione della violazione del principio del ne bis in idem, nel caso di sanzione irrevocabile irrogata dalla Consob.

Ha così spiegato che la disapplicazione della norma penale, alla luce della giurisprudenza delle Corti europee, può aversi solamente nel caso in cui la sanzione amministrativa assorba completamente il disvalore della condotta “coprendo sia aspetti rilevanti a fini penali che a fini amministrativi” nonché offrendo pienamente tutela all'interesse protetto dell'integrità dei mercati finanziari e della fiducia del pubblico negli strumenti finanziari.

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