L'Ocse contro i furbi del visto per i ricchi

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L'Ocse contro i furbi del visto per i ricchi

L'Ocse ha pubblicato e messo in consultazione un documento che mira a contrastare l'utilizzo indebito, per pratiche elusive, dei programmi di «Residence by investment» (Rbi) e di «Citizenship by investment» (Cbi). Gli operatori economici e i professionisti possono inviare le proprie osservazioni entro il 19 marzo 2018.

L'elusione

Lo scopo nobile, dell'attrarre capitale umano ed economico, è stato distorto dall'uso improprio.

Lo studio in argomento evidenzia la strategia perversa di coloro che approfittano della possibilità data da molti paesi agli stranieri facoltosi: prendere la residenza o la cittadinanza in un paese che sta per iniziare la cooperazione sui dati finanziari, documentando alla banca l'effettività delle stesse, per far rientrare il conto corrente non dichiarato tra quelli non soggetti all'obbligo di segnalazione.

In Italia la possibilità viene dalla legge di Bilancio 2017 (legge n. 232/2016), che ha introdotto nel TU immigrazione un visto biennale per i cittadini extra Ue che vogliono trasferirsi in Italia.

Per ottenere il visto si devono acquistare almeno 2 milioni di euro in titoli di stato o investire un milione nel capitale di un'impresa nazionale (500 mila euro se startup innovativa) ovvero donare un milione di euro a favore della cultura, della ricerca scientifica o dei beni paesaggistici.

Dalla stessa legge è previsto un regime fiscale forfettario per gli stranieri che, come detto, trasferiscono la propria residenza in Italia.

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