Riforma professioni in scadenza

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E’ vicina (13 agosto) la scadenza fissata dal Decreto legge n. 138 del 2011, che nell’articolo 3, comma 5, dedicato alla riforma degli ordinamenti professionali, concedeva agli Ordini 12 mesi per recepire le nuove regole del Dl, tra le quali l’abolizione delle tariffe di riferimento, la libertà di comunicazione pubblicitaria, l’equo compenso per i praticanti commisurati al loro apporto in studio e la formazione continua obbligatoria.

La commissione Giustizia alla Camera accoglie oggi il parere di Pat (professioni area tecnica), Oua (organismo unitario dell'avvocatura) e Confprofessioni.

Tra tutti, raccogliamo il commento di Maurizio de Tilla (Oua): "non possono essere delegificati gli ordinamenti professionali: bisognava fare una legge, non un decreto presidenziale". Del resto, la bozza di decreto nella disponibilità del mondo professionale non riflette molte delle esigenze espresse dagli Ordini negli incontri con il ministro sulla riforma.

Una critica viene da Marina Calderone, presidente del Cup, e riguarda la definizione di "professione regolamentata", che nel Dl include, oltre agli iscritti a Ordini e albi, anche le attività che possono essere esercitate da soggetti iscritti in "registri ed elenchi tenuti da amministrazioni o enti pubblici".

"I principi della riforma delle professioni contenuti nel decreto legge 138/2011 sono condivisibili. Dell'applicazione di questi principi nella bozza di decreto ora in discussione salvo poco". Questo il laconico commento di Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili che, valutando ora apprezzabili ora confusi i singoli punti del testo attuale, aggiunge: “la politica deve decidere in autonomia, ma dovrebbe farlo dopo aver ascoltato i diretti interessati”.
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