I tribunali mettono un freno alla diffusione dei reati via web

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I reati informatici sono in forte espansione ma sarà necessario attendere ancora qualche anno per giungere alla definitiva regolazione dell'universo multimediale. E' dei giorni scorsi la notizia del più grande cyber-furto della storia ai danni della catena alberghiera Best Western, a cui sono stati trafugati i dati personali di otto milioni di clienti. In base ai dati raccolti dal commissariato informatico della Polizia, ogni mese vengono registrate circa 500 denunce di utenti. Mentre il furto di identità costituisce uno dei reati più pericolosi e con maggiori prospettive di crescita, il primato di denunce spetta ai reati relativi al commercio elettronico. Numerosi i casi di donwload abusivo di file o video, casi puniti in via amministrativa o penale a seconda se chi ne sia l'autore operi senza o con finalità di lucro. Ancora poche sono le pronunce in tema di phishing o relative al mondo del wifi. Per ora la giurisprudenza si è mostrata particolarmente rigida nei confronti di chi commette reati di tipo informatico, formulando pronunce che tendono a regolarizzare i comportamenti degli utenti sul web. In particolare, in presenza di furto di identità, i giudici hanno ravvisato il reato di diffamazione unitamente a quello di falsità materiale in scrittura privata o di sostituzione di persona:è stato così condannato per il reato di sostituzione di persona un uomo che aveva aperto una account e-mail a nome di un conoscente per danneggiare la sua reputazione (Cassazione, sentenza n. 46674/07).
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