Immigrazione irregolare: dati allarmanti. Cosa intende fare il Governo

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Immigrazione irregolare: dati allarmanti. Cosa intende fare il Governo

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha svolto una dettagliata informativa al Consiglio dei ministri che si è riunito il 4 giugno 2024 riguardante i flussi di migranti regolari in Italia.

L'intervento ha toccato vari aspetti critici della questione migratoria, ponendo l'accento su nuovi dati allarmanti emersi dal monitoraggio delle domande di nulla osta al lavoro.

Collaborazione internazionale e riduzione degli arrivi illegali

Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha sottolineato i successi ottenuti nella riduzione degli arrivi illegali, grazie all'impegno del Governo e alla stretta collaborazione con i paesi del Nord Africa, in particolare Tunisia e Libia.

L'arrivo di migranti illegali è stato ridotto del 60% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Un risultato significativo, reso possibile dalla cooperazione con le autorità marittime tunisine per la creazione di un’area SAR (Search and Rescue) tunisina e dai protocolli con l'Albania.

Flussi migratori regolari: dati e criticità

Nell'informativa, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha ricordato che il Governo ha definito i flussi di ingresso regolare per motivi di lavoro per il 2022 con il D.P.C.M. del 29 dicembre 2022, seguito dal D.P.C.M. 27 settembre 2023, che regola la programmazione dei flussi per il triennio 2023-2025.

Tuttavia, dal monitoraggio di queste misure sono emersi dati preoccupanti.

In particolare, è stato notato un numero sproporzionato di domande di nulla osta al lavoro provenienti dalla Campania rispetto ai potenziali datori di lavoro locali. Ad esempio, su un totale di 282.000 domande per lavoro stagionale nel 2023, ben 157.000 provengono dalla Campania, contro le 20.000 della Puglia, nonostante la Puglia ospiti il 12% delle imprese agricole italiane contro il 6% della Campania.

Discrepanza tra permessi di lavoro e contratti di lavoro effettivi

Un altro dato allarmante è la bassissima percentuale di stranieri che, dopo aver ottenuto il visto per lavoro, sottoscrivono effettivamente un contratto di lavoro.

In Campania, meno del 3% di chi entra con un nulla osta conclude poi un contratto di lavoro. Questa discrepanza non è esclusiva della Campania, ma presente, sebbene in misura minore, anche in altre regioni italiane.

Infiltrazioni criminali e abuso dei Decreti flussi

Secondo il Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni, questi dati indicano che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro sono sfruttati come canali di immigrazione irregolare.

La criminalità organizzata si sarebbe infiltrata nella gestione delle domande, utilizzando i decreti flussi per consentire l'accesso in Italia a persone che non ne avrebbero diritto, dietro pagamento di somme di denaro.

L'ipotesi di infiltrazioni criminali è supportata dal fatto che la maggior parte degli stranieri entrati in Italia tramite il "Decreto Flussi" proviene dal Bangladesh, un paese dove si registrano fenomeni di compravendita dei visti per lavoro. 

Cosa intende fare il Governo

Alla luce di questi dati, il Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni ha consegnato un esposto al Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo per avviare indagini sulla questione.

Parallelamente, il Governo sta lavorando a misure normative e amministrative per prevenire ulteriori abusi.

Un gruppo tecnico di lavoro, coordinato dalla Presidenza del Consiglio, ha suggerito interventi per migliorare la verifica delle domande di nulla osta, definire le quote di ingresso, rafforzare i canali speciali di ingresso e collaborare con le associazioni di categoria per monitorare meglio i fabbisogni di manodopera.

Meloni ha annunciato che nei prossimi Consigli dei Ministri, dopo il G7, sarà presentato un pacchetto dettagliato di misure. Questo includerà un maggiore coinvolgimento delle imprese e delle associazioni di categoria per garantire un più rigoroso controllo delle domande di nulla osta al lavoro e una maggiore responsabilità nella definizione dei fabbisogni di manodopera.

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