Lettera AIDC a Orlandi: la lotta all'evasione sta danneggiando imprenditori e professionisti onesti

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Lettera AIDC a Orlandi: la lotta all'evasione sta danneggiando imprenditori e professionisti onesti

"I reiterati complimenti alla Direttrice Orlandi per la lotta all'evasione segnano la distanza tra la politica e il mondo reale".

Così Andrea Ferrari, Presidente dell'Associazione Italiana Dottori Commercialisti (AIDC), in una lettera alla Direttrice uscente dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi.

"E' come complimentarsi con il contadino che, per eliminare le erbacce, ha dato fuoco al campo coltivato. Allo stesso modo, la Orlandi, accecata dall'unico obiettivo di colpire gli evasori (obiettivo legittimo) ha partorito provvedimenti che hanno minato, e continuano a minare, il cuore della nostra economia. I recenti provvedimenti - lo misuriamo sulle nostre spalle - inducono a disperdere ore di lavoro e di studio inseguendo isterici comunicati ed ancor più farraginosi applicativi dell'Amministrazione Finanziaria. In quel campo produttivo, che è la nostra economia ci sono, sì, erbacce. E i primi danneggiati dall'evasione sono proprio gli imprenditori, i professionisti e i cittadini onesti, in primo luogo colpiti da una concorrenza sleale di chi non dichiara i redditi, e quando li dichiara non paga le imposte. Questi concorrenti sleali rubano alla collettività per offrire prodotti e servizi a prezzi più bassi, arricchendosi alle spalle dei contribuenti onesti, che nel frattempo pagano loro scuole, strade, sicurezza... e gli stipendi alla pubblica amministrazione.

Ma la pubblica amministrazione anziché difendere, proteggere, incoraggiare i contribuenti onesti, li vessa, li strizza, ne pretende la sottomissione totale. Quel contadino stolto, anziché estirpare le erbacce con senno, brucia il campo. Perché oltre che stolto è anche pigro. E il padrone del campo cosa fa? Lo promuove a fattore. Anzi, lascia che si promuova da solo. Ma nel frattempo il campo si inaridisce, produce sempre meno. Le piante migliori migrano altrove. E i commercialisti, lavoranti di questo ideale campo coltivato, arrivano all'esasperazione. Il nostro lavoro, il nostro contributo di scienza è ridotto a pratiche effimere, a fornire montagne di dati a un'amministrazione che non è neanche in grado di riceverli e di utilizzarli. Perché son troppi, perché sono sempre gli stessi. Le piante sono sempre meno e più deboli. I campi confinanti migliori del nostro. Il latifondista, il MEF, il Governo, si interroga continuamente su cosa fare. Mentre il contadino continua a buttare benzina, e sale, sul campo arato, ormai ridotto ad un cumulo di sassi".

 

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