Ritocchi al ddl sviluppo, rimandato l’aumento a 700mila euro per le compensazioni

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Nella bozza del decreto sviluppo, predisposto dal ministero dello Sviluppo Economico e presto all'esame del Consiglio dei ministri, le norme che disciplinavano le compensazioni dei crediti fiscali con la previsione della soglia di compensazione dei crediti Iva a 700mila di euro per tutti i contribuenti dagli attuali 500mila euro, e il passaggio dei versamenti dei soggetti Iva da mensili a trimestrali è rimandata ad altro decreto.

Viene portato, invece, al 100% delle spese di assunzione, il credito d’imposta per le nuove assunzioni di personale qualificato, che sostituisce il credito per la ricerca. Con un tetto di 300mila euro, il bonus fiscale è concesso a tutte le imprese (non rilevano forma giuridica, dimensioni, settore economico o regime contabile adottato) che assumono “personale altamente qualificato”, con laurea magistrale a carattere tecnico o scientifico o dottorato in ambito tecnico o scientifico, a tempo indeterminato o a tempo determinato tramite contratto di apprendistato. È stabilito che i nuovi rapporti di lavoro devono essere “conservati per un periodo minimo di tre anni, ovvero di due anni nel caso delle piccole e medie imprese”.

Inserite misure urgenti per la trasparenza nei rapporti economici fra Pa, imprese e cittadini, che prevedono la pubblicazione sul web dei pagamenti della Pa - sussidi alle imprese, consulenze, compensi corrisposti a professionisti e imprese per forniture, servizi e incarichi - oltre i 1.000 euro.

E' stabilito che, con decreto da emanare, sia disposta una moratoria per le imprese che hanno beneficiato delle agevolazioni concesse dal ministero dello Sviluppo economico. Si tratta di una sospensione una tantum di 12 mesi del pagamento della quota capitale delle rate relative “ai finanziamenti agevolati concessi dal Ministero dello sviluppo economico”.

Infine, si prevede che il professionista che espone informazioni false nelle attestazioni o relazioni o omette di riferire informazioni rilevanti, può essere  punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 50mila a 100mila euro.
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