Abuso d’ufficio: per la Consulta l’abrogazione non è incostituzionale
Pubblicato il 08 maggio 2025
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Con comunicato diramato l'8 maggio 2025, la Corte costituzionale ha reso nota la decisione adottata all’esito dell’udienza pubblica tenuta il 7 maggio, relativa all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, disposta dalla Legge n. 114/2024.
Consulta: legittima l’abrogazione dell’abuso d’ufficio
Le questioni di legittimità costituzionale sono state sollevate da quattordici autorità giurisdizionali, tra cui la Corte di cassazione, in riferimento alla riforma normativa che ha eliminato il reato di abuso d’ufficio dall’ordinamento penale italiano.
Le censure si fondavano in particolare sull’asserita violazione degli obblighi internazionali derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, comunemente nota come Convenzione di Merida.
Decisione della Corte: questioni inammissibili in parte, infondate nel merito
La Consulta ha giudicato ammissibili esclusivamente le questioni attinenti al rispetto della Convenzione di Merida, dichiarando invece inammissibili le ulteriori questioni fondate su altri parametri costituzionali.
Nel merito, ha ritenuto le censure infondate, chiarendo che:
- la Convenzione di Merida non impone agli Stati l’obbligo di prevedere il reato di abuso d’ufficio;
- non esiste un divieto convenzionale di abrogazione, qualora tale fattispecie sia già prevista dalla legislazione nazionale.
La Corte - secondo quanto si apprende - ha pertanto escluso ogni contrasto tra la norma abrogativa e gli obblighi internazionali assunti dall’Italia in materia di prevenzione e repressione della corruzione.
La motivazione integrale della sentenza sarà pubblicata nelle prossime settimane, come precisato nel comunicato ufficiale.
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