Cndcec. WhatsApp: messaggi audio validi come prove?

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Cndcec. WhatsApp: messaggi audio validi come prove?

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti con il Pronto Ordini n. 108/2025 offre chiarimenti sull’utilizzo dei messaggi audio inviati tramite WhatsApp come prove valide da poter essere impiegati anche nei procedimenti disciplinari.

Segnalazioni di violazione disciplinare a mezzo di file WhatsApp

Il fatto sorge in quanto ad un collegio del Consiglio di Disciplina sono stati assegnati i fascicoli relativi a due segnalazioni di violazione disciplinare nei confronti di un membro, entrambe originate dalla presentazione di reclami contenenti la trascrizione di file audio provenienti dall'app di messaggistica WhatsApp. In seguito a una richiesta da parte del Collegio, i denuncianti hanno fornito i file audio che erano stati trascritti nei reclami.

Alla luce di quanto sopra, si chiede se i file audio forniti dai denuncianti e trascritti nei reclami possano essere utilizzati come prova nel procedimento disciplinare.

Cassazione sull'uso dei messaggi WhatsApp

Recentemente, la Corte di Cassazione si è espressa sulla questione dell'utilizzo delle chat di WhatsApp come prova nel processo civile, con l'ordinanza del 18 gennaio 2025 n. 1254. In questa pronuncia, la Corte ha confermato la decisione della Corte d'Appello che aveva ritenuto valido un messaggio WhatsApp inviato da un debitore come prova nel procedimento.

La Cassazione ha chiarito che i messaggi di WhatsApp e gli SMS memorizzati in un telefono cellulare possono essere considerati prove documentali e, pertanto, possono essere acquisiti attraverso semplici fotografie o screenshot. L'importante è che vengano verificati la provenienza e l'affidabilità dei messaggi stessi.

Inoltre, i messaggi WhatsApp, così come le email, sono considerati documenti elettronici che rappresentano atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti. Anche senza firma, rientrano tra le riproduzioni informatiche e le rappresentazioni meccaniche previste dall'articolo 2712 del Codice Civile, quindi possono formare piena prova dei fatti, a meno che non venga contestata la loro autenticità da chi ne è destinatario.

Questa affermazione vale anche per altri tipi di documenti elettronici, pur non avendo lo stesso valore di una scrittura privata, come indicato nell'articolo 2702 del Codice Civile.

Utilizzo dei messaggi WhatsApp nel procedimento disciplinare

In seguito a quanto sopra, si segnala che la Corte di Cassazione ha incluso i messaggi WhatsApp nell'ambito di applicazione dell'articolo 2712 del Codice Civile, che regola le riproduzioni meccaniche. Questa norma stabilisce che le riproduzioni informatiche costituiscono prova completa dei fatti e delle situazioni rappresentate, a meno che la parte contro la quale vengono presentate non ne contesti l'autenticità rispetto ai fatti o alle situazioni stesse.

Pertanto, con il P.O. n. 108 reso noto il 9 aprile 2025, si ritiene che i messaggi WhatsApp salvati nella memoria di un telefono cellulare siano completamente validi come prova documentale e possano essere legittimamente acquisiti anche in un procedimento disciplinare, salvo che l'imputato non ne contesti la corrispondenza con i fatti rappresentati.

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