Insulto legittimo se c’è un’ingiustizia

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La Corte di cassazione, nella sentenza n. 3865/2008, ha respinto il ricorso di una società proprietaria di alberghi nei confronti di una dipendente che era stata licenziata per aver insultato il direttore dell’albergo nel quale lavorava. La Cassazione ha chiarito che il lavoratore che offende un proprio superiore non sempre rischia il licenziamento: il comportamento, infatti, deve essere valutato “anche nella sua portata soggettiva, in relazione cioè alle circostanze del suo verificarsi, ai motivi che l’hanno determinata e all’intensità dell’elemento volitivo”. Dunque, quando le ingiurie sono dettate dalla collera per aver subito un’ingiustizia, la sanzione espulsiva non è giustificata, tanto più quando le offese non sono pronunciate in presenza di terze persone.
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