La festività “simulata” non provoca il recesso

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Non é automaticamente licenziabile il dipendente che dichiari, mentendo, di aver lavorato in un giorno festivo: Cassazione, n. 9414 del 2007. Viene respinto il ricorso presentato da una società che, inflitta la massima sanzione disciplinare a un proprio impiegato che, falsamente, s’era segnato presente nel giorno di Pasqua, lo ha dovuto reintegrare per ordine dei giudici d’Appello che, sebbene avessero accertato che la violazione contestata dall’azienda sussisteva, non hanno ritenuto proporzionale la pena inflitta all’infrazione. Il lavoratore, inquadrato come responsabile di una filiale della società, si è difeso sostenendo d’aver seguito la prassi utilizzata dal personale subalterno di registrare la presenza nel giorno precedente l’inizio del turno scattato dopo la mezzanotte: il lunedì successivo alla Pasqua, infatti, aveva svolto una prestazione assai lunga (2,45/21,30). In sede processuale, la motivazione del dipendente non è stata accolta, dal momento che la pratica richiamata non può essere estesa ai lavoratori del suo livello, ma in considerazione del notevole impegno profuso nella giornata di Pasquetta, la sezione Lavoro ha ritenuto che l’illecito, sul doppio piano oggettivo e soggettivo, non fosse tale da compromettere in modo grave il necessario livello di fiducia richiesto a chi ricopre il delicato incarico di dirigente di un’intera area aziendale.

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