La “prepagata” spiazza il Fisco

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L’acquisto di beni e servizi in Italia e all’estero può essere effettuato mediante diversi strumenti di pagamento: carte di credito; carte di debito, come il Bancomat; carte prepagate, come per esempio i buoni pasto o le tessere telefoniche. Per ciò che concerne l’applicazione del corretto regime Iva alla transazione eseguita, si deve distinguere il caso in cui i suddetti documenti presentano una natura puramente finanziaria, sostituendosi al denaro contante, dal caso in cui, invece, è necessario individuare l’esatto momento in cui viene effettuata l’operazione. Pertanto, ai fini Iva non c’è alcuna differenza tra un pagamento con carta di credito, Bancomat o carta “precaricata”, in quanto essi vengono considerati come controprestazione in denaro a fronte della singola prestazione dell’esercente e, quindi, l’applicazione dell’aliquota è fatta nel momento in cui avviene la transazione e nella misura richiesta dall’oggetto stesso. Diverso è, invece, il trattamento fiscale delle prepagate (soprattutto nel caso di utilizzo transnazionale), in cui si deve individuare il momento in cui avviene l’operazione e cioè quello in cui l’imposta diventa esigibile; momento quest'ultimo che generalmente risulta anticipato rispetto alla prestazione, in quanto coincide con il pagamento o la fatturazione. Su questi temi verterà il convegno organizzato a Trieste dal dipartimento delle Politiche fiscali con , nell’ambito del programma “Fiscalis .

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