Magistrati tributari, al via lo sciopero contro la riforma

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Magistrati tributari, al via lo sciopero contro la riforma

Inizia oggi, 19 settembre 2022, l'iniziativa di sciopero indetta dall'Associazione Magistrati Tributari (ATM) per protestare contro la recente riforma della giustizia e del processo tributario.

L'astensione - inizialmente indetta per i giorni dal 19 al 23 settembre - è stata ristretta a tre giorni e, segnatamente, si terrà da lunedì 19 a mercoledì 21 settembre, per un problema relativo al codice di autoregolamentazione.

Nei predetti giorni, i giudici tributari si asterranno dalle attività giudiziarie e, in particolare, dalla partecipazione alle udienze pubbliche e dallo svolgimento di qualunque altro adempimento d’ufficio, assicurando, tuttavia, i servizi giudiziari urgenti, compresa la trattazione delle istanze cautelari.

L'iniziativa, come detto, è stata assunta a seguito dell'approvazione della Legge n. 130/2022, i cui contenuti, secondo l'ATM, violerebbero il principio di autonomia e indipendenza del giudice tributario, ledendo la dignità dei giudici in servizio ed intervenendo sulle procedure elettorali del prossimo CPGT.

Nella lettera di proclamazione dello sciopero del 29 agosto - indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, alla Commissione di Garanzia per lo sciopero e al Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria e firmata dalla presidente dell'ATM, Daniela Gobbi - viene preso atto del fatto che tra le criticità segnalate al Legislatore, "alcune non sono state sufficientemente valutate e accolte".

Nel motivare l'astensione, i magistrati tributari si dolgono della circostanza della "mancata e dovuta attenzione verso quanto da tempo segnalato, nell’interesse del corretto e ordinato svolgimento dell’attività giudiziaria e rispetto delle tempistiche indicate dal PNRR, oltre che nell’interesse dei giudici".

Il riferimento, in particolare, è:

  • al mancato rafforzamento dell'indipendenza del giudice tributario dal MEF: secondo l'ATM, la presenta di quest'ultimo ministero risulterebbe addirittura rafforzata con l’attribuzione di poteri di gestione dello status giuridico ed economico del personale giudicante e dei concorsi di reclutamento, tanto che il Ddl renderebbe i nuovi magistrati tributari suoi dipendenti;
  • alla mancata previsione di un indennizzo economico a favore dei giudici tributari i quali "confidando nella durata dell’incarico fino all’età di 75 anni hanno rinunciato alle attività professionali, si sono sottoposti a onerosi trasferimenti di sede e svolgono a tempo pieno tale attività";
  • al disservizio dell’attività giudiziaria nelle sedi che rimarranno scoperte e alle disfunzioni in quelle nelle quali si ridurrà sensibilmente il numero dei giudici.

Secondo i giudici tributari, inoltre, le nuove misure non consentiranno lo svolgimento della funzione giudiziaria nelle brevi tempistiche richieste dal PNRR: l’entrata a regime del nuovo assetto, infatti, richiederà almeno dieci anni dall’entrata in vigore della legge e questo se solo si considera che l'espletamento dell’ultimo concorso è previsto per il 2030.

Viene quindi rammentato, in proposito, che dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2027, cesseranno dalle funzioni ben 1.100 giudici tributari rispetto agli attuali 2.490 giudici in servizio mentre faranno il loro ingresso nella giustizia tributaria 100 magistrati tributari provenienti dalle altre magistrature e 100 nuovi magistrati tributari a seguito dell'espletamento del primo concorso.

Censurate, dall'Associazione, anche:

  • l’eliminazione del cosiddetto "incentivo economico" o "compenso premiale" a favore delle Commissioni più virtuose che ogni anno smaltiscono il 10% dell’arretrato dell’anno precedente;
  • la disparità di trattamento economico e giuridico tra i componenti del collegio giudicante che svolgeranno le medesime funzioni giudiziarie, a secondo delle rispettive provenienze;
  • le nuove regole di elezione dei componenti dell’organo di autogoverno che, secondo l'ATM, "favoriscono alcune categorie di giudici alterando il principio della proporzionalità della rappresentanza e della razionalità del sistema elettorale".

Per finire, l'ATM si riserva di procedere ad una nuova proclamazione dell’astensione dalle udienze, laddove rimangano inascoltate le relative richieste.

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