Regolamento Ue salva-imprese. Limite massimo per i pagamenti alle PMI

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Regolamento Ue salva-imprese. Limite massimo per i pagamenti alle PMI

La Commissione UE ha presentato una serie di misure volte a fornire un sollievo a breve termine alle PMI, stimolare la competitività a lungo termine e rafforzare l’equità del contesto imprenditoriale in tutto il mercato unico.

Tra le iniziative presentate:

  • una proposta per un nuovo regolamento denominato “salva-imprese” sui ritardi nei pagamenti delle transazioni commerciali;
  • una direttiva che stabilisce un sistema fiscale per le PMI europee basato sul principio della “sede principale” (Head Office Tax System).

Il pacchetto legislativo, composto da un regolamento, una direttiva e una comunicazione, è attualmente all’esame del Parlamento e del Consiglio Ue.

Nello specifico il regolamento UE mira a tutelare le PMI europee imponendo un limite di tempo entro il quale effettuare i pagamenti tra entità societarie, siano esse pubbliche o private. Queste ultime, infatti, sono spesso messe in difficoltà dai pagamenti effettuati in ritardo o con scadenze molto lunghe.

NOTA BENE: L’intenzione della Commissione UE è, dunque, di imporre il limite di un mese ai pagamenti prevedendo anche il conteggio automatico degli interessi.

Il tutto si è reso sempre più necessario in questi ultimi anni segnati prima dalla crisi pandemica e poi dalla guerra in Ucraina.

Pagamenti alle PMI senza termine massimo

L’attuale normativa che regolamenta i pagamenti alle PMI e agli enti pubblici è la Direttiva emanata nel 2011, che prevede un termine di pagamento di 30 giorni per le transazioni commerciali che può, però, essere esteso a 60 giorni o più "se non gravemente ingiusto nei confronti del creditore".

La Direttiva del 2011 è stata spesse volte disattesa dai vari Stati membri, tanto che l’Esecutivo Ue ha deciso di intervenire nuovamente proponendo questa volta un regolamento, ossia un testo legislativo direttamente applicabile nel paese membro.

Ciò, in quanto, evidenzia la Commissione UE "l'assenza di un termine massimo di pagamento effettivo e l'ambiguità nella definizione di gravemente ingiusto nella Direttiva hanno portato a una situazione in cui termini di pagamento di 120 giorni o più vengono spesso imposti ai creditori più piccoli".

Per ovviare a tutto ciò, il nuovo regolamento comunitario introduce un termine unico massimo che dovrà essere rispettato nel pagamento delle fatture alle PMI.

PMI europee, pagamenti unificati entro 30 giorni

Il nuovo testo del Regolamento europeo prevede che i pagamenti debbano avvenire entro 30 giorni dalla consegna del prodotto o del servizio.

Il termine unico massimo di pagamento di 30 giorni deve valere per tutte le transazioni commerciali e tale scadenza sarà la stessa in tutti i ventisette Paesi Ue.

In pratica, il progetto di regolamento "rende legalmente automatico il pagamento delle commissioni compensative e degli interessi in caso di ritardo nel pagamento" e solo in casi eccezionali sarà possibile allungare i termini, senza però superare i 60 giorni.

NOTA BENE: Le parti "possono negoziare qualsiasi termine di pagamento purché non superi i 30 giorni e la proposta non pregiudichi i termini di pagamento più brevi stabiliti dalla legislazione nazionale, per garantire la certezza del diritto".

Inoltre, il regolamento prevede anche il pagamento automatico degli interessi maturati, delle commissioni di compensazione oltre che nuove misure di esecuzione e ricorso per tutelare il flusso di cassa delle Pmi.

PMI, regole fiscali semplici per chi opera in più Paesi Ue

Come anticipato, sempre al fine di aiutare le aziende, la Commissione UE ha adottato anche una direttiva per semplificare le regole fiscali delle piccole e medie imprese che operano in più paesi.

Le piccole e medie imprese operanti in più paesi avranno rapporti con una sola autorità tributaria, quella del paese in cui la società ha la propria sede principale.

L’obiettivo è quello di aumentere la certezza e l’equità fiscale, ridurre i costi di conformità e le distorsioni del mercato che influenzano le decisioni delle imprese, minimizzando il rischio di doppie imposizioni e di controversie fiscali.

Un obbligo analogo si prevede per le multinazionali, ma a determinate condizioni: un fatturato annuo combinato di almeno 750 milioni di euro e in cui la capogruppo detiene, direttamente o indirettamente, almeno il 75% dei diritti di proprietà o che danno diritto agli utili.

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