Utili extracontabili: come superare la presunzione di attribuzione ai soci
Pubblicato il 06 febbraio 2025
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In presenza di una società a ristretta base sociale, l’accertamento di utili extracontabili comporta automaticamente la loro imputazione ai soci, salvo prova contraria fornita dagli stessi.
Il contribuente, tuttavia, può superare la presunzione sugli utili extracontabili dimostrando la sua totale estraneità alla gestione societaria e un ruolo solo formale, senza partecipazione attiva.
Società a base ristretta e presunzione di distribuzione utili extracontabili ai soci
Con ordinanza n. 2464 del 2 febbraio 2025, la Corte di Cassazione - Sezione Tributaria, è tornata ad analizzare un aspetto rilevante della fiscalità delle società di capitali a ristretta base sociale, ovvero la presunzione secondo cui gli utili extracontabili accertati dall’Amministrazione finanziaria si presumono distribuiti tra i soci proporzionalmente alle loro quote di partecipazione.
Questo principio trova fondamento nell’idea che, in una società con pochi soci, esista un elevato grado di controllo reciproco tra di essi, rendendo plausibile la loro conoscenza della gestione e la conseguente percezione degli utili non dichiarati dalla società.
Come superare la presunzione di attribuzione degli utili
La giurisprudenza di legittimità ha costantemente affermato che, in presenza di una società di capitali con un numero ristretto di soci, la semplice esistenza di utili non dichiarati comporta la loro imputazione diretta ai soci, a meno che questi ultimi non riescano a fornire una prova contraria adeguata.
Prova contraria del contribuente
L’onere della prova, pertanto, si sposta sul contribuente, il quale deve dimostrare con elementi concreti che gli utili accertati dall’Amministrazione finanziaria non siano stati effettivamente percepiti dai soci.
La presunzione, ossia, deve essere contrastata con la produzione di una prova contraria rigorosa, che dimostri in modo certo e documentato che gli utili siano stati accantonati dalla società e non distribuiti, oppure che siano stati reinvestiti in attività aziendali.
In alternativa, il socio può fornire elementi che attestino che tali utili siano stati sottratti da terzi e non abbiano, di conseguenza, costituito un reddito imponibile per lui.
Un ulteriore elemento che può contribuire al superamento della presunzione riguarda la posizione del socio all'interno della compagine sociale.
Se il contribuente riesce a provare la sua totale estraneità alla gestione e conduzione della società, dimostrando di aver rivestito un ruolo meramente formale senza alcuna partecipazione attiva alla gestione aziendale, allora la presunzione può essere ritenuta superata.
A questa impostazione ha aderito la Corte di Cassazione nella richiamata ordinanza, riconoscendo la possibilità per il socio di sottrarsi alla tassazione sugli utili extracontabili qualora venga provata in modo rigoroso la sua assenza di coinvolgimento nelle decisioni aziendali.
La decisione della Cassazione
Il caso esaminato: prove insufficienti
Nel caso specificamente analizzato dalla Cassazione, la Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto che l’Agenzia delle Entrate non avesse fornito una prova rafforzata dell’effettiva distribuzione degli utili, annullando così gli accertamenti fiscali.
La Corte, tuttavia, ha riformato tale decisione, ribadendo che l'onere probatorio grava esclusivamente sul contribuente, il quale non può limitarsi ad addurre elementi di carattere indiziario o situazioni patrimoniali soggettive.
Ebbene, per la Cassazione, la sola assenza di incrementi patrimoniali o finanziari nei conti correnti personali del socio non costituisce una prova sufficiente a escludere la distribuzione degli utili.
Allo stesso modo, la presenza di pignoramenti immobiliari, difficoltà economiche o il rilascio di garanzie personali a favore della società non rappresentano elementi adeguati per vincere la presunzione di distribuzione.
Tali circostanze, sebbene indicative della situazione finanziaria del contribuente, non sono in grado di dimostrare in modo certo e inequivocabile che gli utili extracontabili accertati non siano stati effettivamente distribuiti.
Le conclusioni della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione, in definitiva, ha ritenuto fondato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e ha annullato la sentenza impugnata, disponendo il rinvio del caso alla Corte di giustizia tributaria per un nuovo esame della posizione del contribuente.
Tabella di sintesi della decisione
Sintesi del caso | L'Agenzia delle Entrate ha accertato utili extracontabili in una società a ristretta base sociale e li ha imputati ai soci, che hanno contestato l'accertamento. |
Questione dibattuta | Se, in una società di capitali a ristretta base, gli utili extracontabili accertati dall’Amministrazione finanziaria si presumano distribuiti ai soci o se questi possano fornire prova contraria. |
Soluzione della Corte di Cassazione | La Corte ha ribadito che la presunzione di distribuzione degli utili extracontabili può essere superata solo con prove rigorose, dimostrando accantonamento, reinvestimento o estraneità alla gestione. |
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