Fondo “Dopo di Noi”: riparto per l’annualità 2024

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Negli ultimi anni, l’attenzione verso le politiche a favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare è cresciuta in modo significativo in quanto sempre più famiglie chiedono garanzie concrete sul “dopo”, cioè sul futuro dei propri cari quando, per ragioni naturali, non saranno più in grado di occuparsi di loro.

Il Fondo “Dopo di Noi”, istituito nel 2016, è stato creato proprio per dare una risposta strutturale a questa esigenza. Tuttavia, come spesso accade nelle politiche sociali, la realtà territoriale muta e la normativa deve essere aggiornata.

È in questo contesto che si colloca la delibera della Presidenza del Consiglio dei ministri del 4 dicembre 2025, dedicato al riparto delle risorse per l’annualità 2024.

Si tratta di un atto articolato, con molte disposizioni tecniche, ma con un obiettivo chiaro: riformare e rendere più equo il meccanismo di distribuzione delle risorse, introducendo criteri aggiornati e maggiormente fondati sui dati reali dei territori. Questa revisione nasce anche per accompagnare le riforme più recenti, in particolare il decreto legislativo 62/2024, che ha ridefinito la valutazione della condizione di disabilità.

Il risultato è un provvedimento che non solo assegna le risorse, ma ridefinisce il modo in cui tali risorse devono essere programmate, usate e monitorate, responsabilizzando Regioni ed enti locali.

Da dove parte il Fondo “Dopo di Noi”

Per comprendere l’impatto del nuovo provvedimento, occorre ricordare quali sono gli elementi fondamentali del Fondo:

  • è un finanziamento statale, rinnovato annualmente;
  • è destinato a persone con disabilità grave che non possono contare sul sostegno della famiglia;
  • finanzia sia soluzioni abitative e di autonomia, sia percorsi personalizzati per la vita indipendente;
  • richiede alle Regioni di programmare gli interventi e di monitorarne gli esiti.

Il sistema ha funzionato negli anni, ma ha mostrato alcune criticità:

  1. La distribuzione delle risorse non sempre rispecchiava la realtà territoriale, perché basata su indicatori non aggiornati.
  2. Le Regioni chiedevano maggiore chiarezza nelle regole di rendicontazione e monitoraggio.
  3. Le famiglie e le associazioni sollecitavano più uniformità nazionale, soprattutto in merito agli standard minimi di qualità dei progetti.
  4. Il nuovo impianto normativo introdotto nel 2024 ha cambiato il modo in cui si misura la condizione di disabilità, rendendo necessario un riallineamento dei criteri di riparto.

Il provvedimento del 2025 risponde esattamente a queste esigenze.

L’ammontare del Fondo per il 2024

Per l’anno 2024, il Fondo dispone di 72.285.000 euro, cifra che però non viene distribuita in modo uniforme: ogni Regione riceve una quota calcolata sulla base dei nuovi parametri tecnici definiti nel provvedimento e riportati nell’Allegato A.

La logica è quella di destinare un importo proporzionale al bisogno reale del territorio, evitando disparità e creando una maggiore coerenza a livello nazionale.

Come funzionano i nuovi criteri di riparto

La novità principale riguarda l’adozione di criteri “sperimentali e progressivi”.

Ciò significa che:

  • per il 2024 i criteri sono già operativi,
  • ma nel periodo 2024–2026 potranno essere perfezionati in base ai risultati ottenuti e ai dati raccolti.

Il tavolo tecnico incaricato della revisione ha lavorato per diversi mesi analizzando statistiche ufficiali, flussi informativi delle Regioni e performance delle annualità precedenti.

I criteri considerati

I criteri possono essere raggruppati in tre categorie principali:

Dati demografici e statistici

Il criterio più rilevante riguarda la popolazione con disabilità grave presente in ciascuna Regione. Il dato comprende non solo il numero assoluto delle persone, ma anche la percentuale di coloro che sono privi del sostegno familiare.

Elementi socio-assistenziali

Vengono valutati:

  • la capacità delle Regioni di realizzare i progetti finanziati,
  • l’efficienza nella gestione dei fondi in passato,
  • la presenza di servizi territoriali già attivi.

Questi indicatori premiano i territori più virtuosi e stimolano quelli con maggiori difficoltà a migliorare i propri sistemi organizzativi.

Fattori di riequilibrio territoriale

Sono correttivi applicati per evitare che territori con criticità strutturali ricevano risorse insufficienti.

In particolare, il provvedimento considera:

  • la disponibilità di strutture abitative adeguate,
  • la dispersione territoriale della popolazione,
  • le difficoltà logistiche o infrastrutturali.

Perché il sistema è definito “sperimentale”

L’Italia si trova in una fase di revisione complessiva delle politiche sulla disabilità.

L’introduzione di criteri progressivi permette di:

  • adattare il sistema nel tempo,
  • valutare l’impatto delle regole anno per anno,
  • garantire continuità senza generare squilibri improvvisi nella distribuzione delle risorse.

La programmazione regionale

Uno degli aspetti più centrali del provvedimento è la programmazione regionale.
Le Regioni, infatti, non ricevono semplicemente le risorse ma devono predisporre una programmazione annuale dettagliata, conforme alle indicazioni dell’Allegato B.

Che cosa deve contenere la programmazione

Ogni Regione deve definire:

  • gli obiettivi degli interventi,
  • i destinatari,
  • la tipologia delle progettualità,
  • i soggetti attuatori,
  • il cronoprogramma dei lavori,
  • le modalità di integrazione con altri fondi e servizi.

Una programmazione efficace:

  • consente ai territori di attivare interventi sostenibili nel tempo,
  • migliora la qualità dei progetti,
  • favorisce la personalizzazione degli interventi,
  • rende più semplice la rendicontazione e il monitoraggio.

L’integrazione socio-sanitaria come requisito essenziale

Il provvedimento richiama più volte la necessità di un integrazione tra ambito sociale e sanitario, questo perché la condizione delle persone con disabilità grave non può essere affrontata da un singolo servizio, ma richiede una collaborazione costante tra:

  • servizi sociali comunali,
  • ASL,
  • centri per la vita indipendente,
  • enti del Terzo Settore,
  • strutture abitative protette o innovative.

Quali interventi possono essere finanziati

Il provvedimento ribadisce che gli interventi finanziabili rientrano in due categorie principali.

Soluzioni abitative e percorsi di deistituzionalizzazione

Questa categoria comprende tutte le iniziative che favoriscono una vita autonoma lontano dalle strutture residenziali tradizionali.
Esempi tipici sono:

  • appartamenti condivisi o piccoli gruppi-appartamento,
  • ristrutturazioni di immobili destinati alla coabitazione,
  • interventi per l’adattamento domestico,
  • accompagnamento educativo all’autonomia abitativa.

Progetti personalizzati per la vita indipendente

Questi progetti includono tutte le attività che accompagnano la persona con disabilità nella quotidianità:

  • supporti educativi e formativi,
  • assistenza personale autogestita,
  • attività di inclusione lavorativa,
  • trasporti individualizzati,
  • partecipazione a iniziative culturali e sociali.

Il filo conduttore è la personalizzazione: ogni progetto deve essere costruito intorno alle esigenze della persona, seguendo logiche di “progetto di vita”.

Allegati

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