Case green. Ok dell'Ecofin alla Direttiva Ue

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Case green. Ok dell'Ecofin alla Direttiva Ue

In sede di riunione dell'Ecofin, tenutasi il 12 aprile 2024, è stata approvata la direttiva Epbd (Energy performance of building directive) c.d. direttiva “Case Green”.

Tra i votanti si registra il voto contrario di Italia e Ungheria, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.

Il 12 marzo 2024 è stata approvata, in via definitiva, dal Parlamento europeo la cosiddetta Direttiva Ue case green, con 370 voti favorevoli, 199 voti contrari e 46 astensioni.

Ora si attende la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea: l'entrata in vigore avverrà decorsi 20 giorni.

Obiettivo della nuova normativa, che va a revisionare la precedente direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, è quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro l’anno 2030, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

I punti in cui si snoda il piano europeo di salvaguardia ambientale sono i seguenti:

  • ristrutturazioni per gli edifici residenziali a partire da quelli meno performanti;
  • stop agli incentivi per le caldaie alimentate solo a metano;
  • maggiore ricorso ai sistemi ibridi, come quelli che combinano caldaie e pompe di calore, e all’elettrificazione;
  • regole più stringenti per gli edifici nuovi;
  • installazione di impianti solari.

NOTA BENE: La nuova versione della Direttiva Epbd appare molto più morbida rispetto alla prima versione di quella proposta dal Parlamento Ue, che, infatti, prevedeva il bando totale dei combustibili fossili già dal recepimento del testo.

La versione approvata, invece, è molto più graduale, avendo come obiettivo di lungo termine il bando totale dei combustibili fossili al 2040, da raggiungere però in modo flessibile e non sanzionato.  

Nel breve termine, invece, si pone l’obiettivo dello stop agli incentivi, a partire dal 2025, per le caldaie alimentate solo da combustibili fossili.

Direttiva case green, il calendario

Come detto, dunque, i primi effetti delle nuove regole saranno attesi già per il 2025, mentre due anni di tempo saranno a disposizione per il recepimento dell’intera Direttiva.

I ventisette Paesi Ue avranno, infatti, due anni di tempo per adeguarsi presentando a Bruxelles le loro tabelle di marcia, in cui indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi di efficientamento.

Le tappe del nuovo calendario da rispettare secondo la normativa europea si possono così riassumere:

  • dal 2025, stop agli incentivi per le caldaie a gas;
  • dal 2030 gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni;
  • dal 2030 gli edifici esistenti dovranno perseguire l’obiettivo di riduzione del consumo del 16%;
  • dal 2035 tale obiettivo sale al 20-22%;
  • entro il 2050 si dovrà avere un patrimonio edilizio a zero emissioni.

NOTA BENE: La prima scadenza del 2025 appare molto importante soprattutto per l’Italia, visto che a fine 2024 è fissato il termine per molti incentivi fiscali, tra cui l’ecobonus che è dedicato proprio alle caldaie a condensazione.

I contenuti della Direttiva, pertanto, diventeranno decisivi per fissare la nuova mappa di sconti fiscali dedicati all’edilizia.

Vediamo di seguito i punti principali della nuova Direttiva case green.

Caldaie a gas: stop entro il 2040 ma si parte già dal 2025

Le linee guida della nuova Direttiva puntano sull’eliminazione dell’uso dei combustibili fossili. Il target di lungo periodo è il 2040 quando le caldaie a metano dovranno essere totalmente eliminate; tale anno non rappresenta, però, un obiettivo stringente ma più un target a cui dovranno tendere le politiche dei Paesi membri, con possibilità, dunque, di ammettere qualche ritardo.

A partire dal 2025, invece, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili.

NOTA BENE: Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

Forte spinta agli ibridi

La Direttiva punta molto sulla spinta degli ibridi e delle pompe di calore.

Le caldaie, infatti, potranno sicuramente trovare largo impiego nel campo degli apparecchi ibridi, come quelli che mettono insieme, per esempio, caldaie e pompe di calore, controllate da una centralina unica. In questo caso, la Direttiva dice esplicitamente che sarà ancora possibile incentivarli. Accanto a questo, sarà decisivo il ruolo dell’elettrificazione dei riscaldamenti: l’utilizzo delle pompe di calore è richiamato da più parti nel testo della direttiva e in altri provvedimenti dell’Ue.

Piano nazionale zero emissioni dal 2050

Una grande attenzione è dedicata al capitolo delle ristrutturazioni edilizie. È stata, infatti, revisionata la precedente direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia con lo scopo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 (edifici nuovi) e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.

Ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale di ristrutturazione che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali. Inoltre, ogni singolo Paese potrà decidere su quali edifici concentrarsi.

NOTA BENE: L’unico vincolo sarà garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori: ossia quelli più energivori.

I tempi e le percentuali saranno diversi a seconda della tipologia di edificio.

Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno garantire una riduzione dell’uso di energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.

Per gli edifici non residenziali, la Direttiva indica che dovranno essere ristrutturati il 16% di quelli con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.  

Per gli edifici pubblici, se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l'installazione progressiva di impianti solari sugli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

ATTENZIONE: Sono previste delle deroghe: i Paesi membri potranno escludere alcune tipologie di immobili dai nuovi obblighi.  

Sono esclusi gli edifici agricoli e gli edifici storici, e i Paesi Ue potranno decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei e i luoghi di culto.

Pannelli solari

Per quanto riguarda i pannelli solari, l'obbligo di installarli riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Dovranno inoltre essere attuate strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari gli edifici residenziali.

Si dovrà, infatti, garantire che i nuovi edifici siano solar-ready, ovvero idonei a ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti.

Per gli edifici pubblici e non residenziali esistenti, invece, i pannelli solari dovranno essere installati gradualmente, a partire dal 2027, laddove ciò sia tecnicamente, economicamente e funzionalmente fattibile.

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