Cedu: causa di lavoro, troppi 19 anni per un risarcimento

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CEDU: 19 anni sono eccessivi per ottenere il risarcimento in una causa di lavoro. Violati il diritto a un processo equo e a un rimedio effettivo.

Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sul caso Vervele v. Grecia

Il 26 agosto 2025, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) ha emesso una sentenza nel caso Vervele v. Grecia (ricorso 34012/20), condannando la Grecia per aver violato i diritti della ricorrente, una lavoratrice, a causa della durata eccessiva di una controversia di lavoro e della mancanza di un rimedio effettivo.

La causa riguardava un contenzioso relativo a un risarcimento per somme non pagate alla dipendente, per il lavoro svolto come addetta alle pulizie presso un ospedale. La ricorrente chiedeva il risarcimento per arretrati salariali non versati.

I fatti principali del caso  

Nel 2001, la ricorrente, una cittadina greca, ha avviato un'azione legale per ottenere il pagamento di circa 75.000 euro a causa di arretrati salariali. Il processo ha subito numerosi rinvii e ritardi, con l'udienza inizialmente fissata nel 2012, ma successivamente rimandata per richiesta di documentazione aggiuntiva. Nonostante una sentenza parziale nel 2015, il caso è continuato con ulteriori ricorsi, con una sentenza finale della Corte di Cassazione emessa solo nel 2020, 19 anni dopo l'inizio del contenzioso.

Le violazioni della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo  

Violazione del diritto a un processo equo

La Corte EDU ha ritenuto, in prio luogo, che la durata complessiva del processo in esame, che aveva impiegato quasi 19 anni, violasse il diritto della lavoratrice a un processo equo e tempestivo. La CEDU ha sottolineato come i continui ritardi nel procedimento abbiano impedito alla ricorrente di ottenere una decisione entro un termine ragionevole, un principio garantito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.

Violazione del diritto a un rimedio effettivo

Oltre alla violazione del diritto a un processo equo, è stato osservato che il sistema giuridico greco non prevedeva un rimedio adeguato per la lunghezza eccessiva dei procedimenti. Nonostante la possibilità di chiedere risarcimenti separati in ogni fase del processo, il sistema giuridico non ha offerto una soluzione efficace per affrontare la durata complessiva del contenzioso.

Risarcimento per il danno non patrimoniale  

La Corte, in conclusione, ha ordinato alla Grecia di risarcire la lavoratrice con 11.000 euro per il danno non patrimoniale subito a causa della lunga durata del processo, oltre a 240 euro per le spese legali. Questa somma, pur non essendo in grado di compensare pienamente i disagi causati dai ritardi, rappresenta un riconoscimento per l'inconveniente subito dalla ricorrente.

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