Osservatorio sul settore privato: andamento dell’occupazione, retribuzioni e dinamiche contrattuali

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L’analisi dei dati relativi ai lavoratori dipendenti del settore privato, esclusi gli operai agricoli e i lavoratori domestici, rappresenta un elemento fondamentale per comprendere lo stato di salute del mercato del lavoro italiano e le sue trasformazioni nel corso del tempo; l'Inps a tale proposito ha comunicato il 18 novembre 2025 i risultati dell'analisi data dall'Osservatorio dedicato a tali informazioni aggiornato con i dati riferiti all’anno 2024, offrendo un quadro dettagliato e approfondito dell’occupazione, delle dinamiche retributive e della diffusione delle diverse tipologie contrattuali sul territorio nazionale.

L’interesse verso i risultati dell’Osservatorio è particolarmente elevato poiché le statistiche fornite consentono ai professionisti del settore giuslavoristico, fiscale e amministrativo di interpretare correttamente l’evoluzione del mercato del lavoro, individuare criticità strutturali, definire strategie aziendali e formulare previsioni relative ai trend occupazionali futuri. Il quadro complessivo emerso per il 2024 evidenzia una crescita dell’occupazione dipendente, una diversificazione delle forme contrattuali e un insieme di dinamiche territoriali che continuano a riflettere le profonde differenze socio-economiche del Paese.

Il documento sottolinea, da un lato, la solidità generale del sistema produttivo, e dall’altro lato, la necessità di affrontare segmentazioni e disparità persistenti. I dati confermano infatti un incremento dei rapporti intermittenti e un corrispondente calo della somministrazione, manifestazione di un mercato del lavoro che si adatta alle esigenze di flessibilità espresse dalle imprese. Parallelamente, la distribuzione delle retribuzioni e della forza lavoro continua a evidenziare differenze territoriali e di genere che richiedono un monitoraggio costante e interventi mirati.

Andamento generale dell’occupazione privata nel 2024

Crescita complessiva dei lavoratori dipendenti

L’anno 2024 si chiude con un aumento del numero complessivo dei lavoratori dipendenti del settore privato, che raggiungono quota 17,7 milioni. Tale valore rappresenta una crescita del 2% rispetto al 2023 e conferma una tendenza positiva ormai consolidata negli ultimi anni. Questo incremento suggerisce una progressiva ripresa dell’attività produttiva e una maggiore fiducia da parte delle imprese, che si traduce in un ampliamento degli organici e in un aumento dei rapporti di lavoro attivi.

La crescita registrata non può essere però interpretata come uniforme, poiché essa si distribuisce in maniera differenziata tra settori, territori e forme contrattuali. Tuttavia, la tendenza generale evidenzia un mercato del lavoro in fase di espansione, sostenuto da una domanda crescente di manodopera e da una capacità delle imprese di adattarsi alle richieste del contesto economico.

Retribuzione media annuale

Nel 2024, la retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti del settore privato si attesta a 24.486 euro. Tale valore rappresenta un incremento del 3,4% rispetto all’anno precedente. L’aumento delle retribuzioni, sebbene positivo, deve essere interpretato alla luce del contesto economico generale, caratterizzato da dinamiche inflattive che influenzano il potere d’acquisto delle famiglie e dei singoli lavoratori.

Il numero medio di giornate retribuite si colloca a 247, un valore che riflette un sostanziale equilibrio tra periodi lavorati e periodi non lavorati nel corso dell’anno. Questo indicatore evidenzia, inoltre, la stabilità delle posizioni lavorative e l’effettiva presenza del lavoratore all’interno dell’azienda.

Tuttavia, i livelli retributivi variano sensibilmente a seconda della tipologia professionale, dell’età anagrafica, del territorio e del genere, come approfondito nei paragrafi successivi. Le retribuzioni più elevate tendono a concentrarsi nelle fasce di età intermedie e nelle regioni del Nord, dove la struttura economica risulta maggiormente orientata verso settori ad alto contenuto tecnologico e produttivo.

Composizione professionale

La composizione professionale dei lavoratori dipendenti del settore privato nel 2024 rimane pressoché stabile rispetto all’anno precedente. Gli operai rappresentano la categoria numerica più rilevante, con 9.850.462 lavoratori, corrispondenti al 56% del totale. Tale dato riflette il peso ancora significativo del settore manifatturiero e dei servizi operativi all’interno del sistema produttivo italiano.

Gli impiegati costituiscono il 37% della platea, una percentuale che conferma la diffusione di ruoli amministrativi, tecnici e commerciali nel tessuto economico del Paese. Gli apprendisti e, in misura minore, quadri e dirigenti completano la struttura occupazionale, con numeri che, pur essendo contenuti, rivestono un ruolo strategico nelle dinamiche di crescita professionale e organizzativa delle imprese.

Il quadro complessivo della composizione professionale suggerisce la necessità di promuovere politiche mirate di formazione e aggiornamento delle competenze, al fine di favorire la mobilità professionale e rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro in costante evoluzione.

Differenze di genere nel mercato del lavoro

Nel 2024 i lavoratori maschi rappresentano il 57% del totale dei dipendenti del settore privato. Tale valore conferma un persistente squilibrio nella partecipazione femminile al mercato del lavoro, che continua a essere influenzata da fattori culturali, organizzativi e sociali. Nonostante i progressi osservati negli ultimi anni, la presenza delle donne nei settori produttivi e nei ruoli qualificati necessita di una maggiore attenzione e di politiche volte a incentivare l’occupazione femminile e a favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.

Retribuzioni medie per genere

Le differenze retributive tra uomini e donne emergono con chiarezza dall’analisi dei dati dell’Osservatorio. Nel 2024, la retribuzione media annua per i lavoratori maschi è pari a 27.967 euro, mentre per le lavoratrici si attesta a 19.833 euro. Tale scarto retributivo evidenzia un divario significativo, che si conferma uno degli elementi più critici del mercato del lavoro italiano.

Il gap retributivo tra generi non è riconducibile esclusivamente a differenze nella tipologia contrattuale o nella distribuzione nelle varie categorie professionali. Esso riflette, infatti, un insieme di fattori strutturali, quali:

  • minore presenza delle donne nelle fasce di età centrali della carriera;
  • maggiore concentrazione in settori meno retribuiti;
  • minore incidenza nelle posizioni apicali e di responsabilità.

Il monitoraggio di tali differenze rappresenta un elemento essenziale per la definizione di politiche di equità salariale.

Andamento retributivo per classi di età

La retribuzione media tende a crescere progressivamente con l’aumentare dell’età anagrafica, fino a raggiungere il valore più elevato nella fascia compresa tra i 55 e i 59 anni. Questa dinamica rispecchia, da un lato, l’avanzamento nella carriera professionale, e dall’altro lato, l’accumulo di competenze e responsabilità che caratterizza i lavoratori più esperti.

L’analisi per età mette in evidenza anche la presenza di differenze retributive tra uomini e donne lungo tutto l’arco della vita lavorativa. Tale divario risulta particolarmente accentuato nelle fasce di età centrali, in cui gli uomini tendono a concentrare livelli retributivi superiori rispetto alle lavoratrici, influenzati da un maggiore accesso a ruoli di responsabilità.

Analisi territoriale dell’occupazione e delle retribuzioni

La lettura territoriale dei dati conferma una forte concentrazione dei lavoratori dipendenti nelle regioni del Nord. Nel 2024, il 31,4% dei lavoratori dipendenti opera nelle regioni del Nord-ovest, mentre il 23,3% è impiegato nelle regioni del Nord-est. Tale prevalenza territoriale riflette la maggiore presenza di attività produttive, industriali e di servizi avanzati nelle aree settentrionali del Paese.

Le regioni del Centro rappresentano il 20,7% dei lavoratori, mentre il Mezzogiorno si attesta al 17,2%. Questa distribuzione non sorprende e continua a evidenziare la persistente disparità economica e occupazionale tra le aree settentrionali e meridionali del Paese.

Differenze retributive territoriali

Le retribuzioni medie seguono la stessa traiettoria geografica osservata nella distribuzione dell’occupazione. Nel 2024, la retribuzione annuale media nelle regioni del Nord-ovest raggiunge i 28.852 euro, mentre nel Nord-est si attesta a 25.723 euro. Questi valori, nettamente superiori a quelli del Centro e del Mezzogiorno, evidenziano il legame tra retribuzioni e livello di sviluppo delle economie territoriali.

Le regioni del Centro e del Mezzogiorno presentano retribuzioni inferiori, a causa della maggiore prevalenza di settori economici tradizionali, della minore intensità innovativa e della più ridotta presenza di imprese ad alto valore aggiunto.

Le differenze territoriali in termini occupazionali e retributivi riflettono modelli produttivi e industriali diversi. Tali differenze hanno rilevanti implicazioni per le politiche del lavoro, in quanto evidenziano la necessità di sostenere lo sviluppo delle regioni meno avanzate attraverso:

  • incentivi per gli investimenti produttivi;
  • programmi di formazione professionale;
  • infrastrutture adeguate;
  • sostegno all’innovazione tecnologica.

La riduzione dei divari territoriali rappresenta un obiettivo strategico per garantire una crescita più equilibrata e sostenibile del mercato del lavoro italiano.

Focus sul lavoro intermittente nel 2024

Nel 2024, il lavoro intermittente coinvolge 758.699 persone, con un incremento del 4,9% rispetto al 2023. Tale dinamica conferma la crescente diffusione di questa tipologia contrattuale, caratterizzata da una prestazione lavorativa discontinua e chiamata in base alle esigenze del datore di lavoro. L’incremento osservato negli ultimi anni evidenzia la maggiore propensione delle imprese verso forme di impiego flessibili, che consentono di adattare la forza lavoro ai picchi di attività.

Caratteristiche socio-demografiche

La distribuzione territoriale del lavoro intermittente mostra una prevalenza nelle regioni del Nord, dove risulta più sviluppato il settore dei servizi e della grande distribuzione organizzata. Le regioni del Centro e del Mezzogiorno presentano quote inferiori, a dimostrazione di un diverso grado di adozione delle forme contrattuali flessibili.

Dal punto di vista del genere, la presenza femminile risulta leggermente prevalente. Ciò potrebbe essere interpretato in relazione alla natura dei settori in cui il lavoro intermittente è più diffuso, spesso caratterizzati da una maggiore incidenza dell’occupazione femminile.

Retribuzioni medie

La retribuzione media annua dei lavoratori intermittenti nel 2024 è pari a 2.648 euro. Tale valore riflette la natura intrinsecamente discontinua della prestazione lavorativa, che si traduce in un numero ridotto di giornate lavorate nel corso dell’anno.

Gli scostamenti retributivi tra uomini e donne risultano contenuti, in quanto la natura del contratto limita le differenze salariali di genere. Tuttavia, l’analisi per classi di età mostra una progressiva crescita retributiva con l’avanzare dell’età, fino a raggiungere i livelli più elevati nelle fasce di età 60–64 anni e over 65.

Fasce d’età con i livelli retributivi più elevati

Le fasce di età più mature registrano retribuzioni medie più alte per il lavoro intermittente. Tale fenomeno può essere attribuito a diversi fattori, tra cui:

  • maggiore esperienza professionale;
  • maggiore disponibilità a coprire turni irregolari;
  • possibilità di concentrare le prestazioni in specifici periodi dell’anno.

La presenza di lavoratori anziani in questa tipologia di contratto pone l’attenzione sulla necessità di valutare forme di sostegno e di tutela adeguate, al fine di garantire condizioni lavorative dignitose e una corretta valorizzazione delle competenze maturate.

Focus sulla somministrazione di lavoro nel 2024

Il settore della somministrazione di lavoro registra nel 2024 una lieve contrazione rispetto al 2023, con un decremento del 2,5%. I lavoratori coinvolti, con almeno una giornata retribuita nell’anno, sono 915.062. Tale calo evidenzia una minore diffusione di questa tipologia contrattuale, che negli anni precedenti aveva mostrato una significativa crescita.

La componente maschile risulta prevalente nel settore della somministrazione. La distribuzione territoriale segue uno schema analogo a quello osservato per il lavoro intermittente, con una maggiore presenza di lavoratori nelle regioni del Nord e quote via via inferiori nel Centro e nel Mezzogiorno.

La retribuzione media annua per i lavoratori in somministrazione nel 2024 si attesta a 10.578 euro. Tale valore, pur essendo superiore a quello dei lavoratori intermittenti, riflette comunque la natura temporanea e spesso frammentata delle missioni lavorative. La somministrazione, infatti, è caratterizzata da rapporti di lavoro che possono alternare periodi di attività a periodi di inattività, in funzione delle esigenze produttive delle aziende utilizzatrici.

L’analisi della retribuzione media mette in evidenza un divario retributivo significativo tra lavoratori uomini e lavoratrici donne. Gli uomini percepiscono in media 11.839 euro annui, mentre le donne si attestano su 8.889 euro. Questa differenza, molto più marcata rispetto a quella riscontrata nel lavoro intermittente, riflette la diversa distribuzione dei generi nelle mansioni e nelle missioni generalmente affidate tramite somministrazione. La presenza maschile tende infatti a essere maggiormente concentrata in attività fisicamente impegnative o tecnicamente specializzate, spesso meglio retribuite.

Variazioni per età

Le retribuzioni variano in modo significativo anche in relazione alla fascia di età. Per gli uomini, i valori più elevati vengono registrati nella fascia 35–39 anni, un periodo tipicamente associato alla piena maturità professionale e alla massima spendibilità delle competenze tecniche. Per le donne, invece, il picco retributivo si colloca tra i 30 e i 34 anni. Questa differenza può essere spiegata dal diverso ciclo lavorativo medio, dalla distribuzione nei vari settori, nonché da elementi legati alla conciliazione vita-lavoro che tendono a influire sulla continuità delle missioni in età successive.

L’esistenza di andamenti retributivi differenziati per genere ed età evidenzia la necessità di interventi specifici per garantire una maggiore equità nelle opportunità di accesso alle missioni più stabili e qualificate. L’adozione di strumenti di orientamento professionale, formazione continua e politiche attive del lavoro può contribuire a ridurre tali disparità.

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