Proroga a gennaio 2025 degli acconti per partite Iva. Comunicato Mef
Pubblicato il 28 novembre 2024
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Approvato l'emendamento al Decreto fiscale collegato (Dl n. 155/2024) che posticipa il termine per il pagamento della seconda rata degli acconti d'imposta relativi all'anno 2024 al 16 gennaio 2025.
Il rinvio riguarda le persone fisiche titolari di partita IVA che, nel 2023, hanno dichiarato ricavi o compensi non superiori a 170.000 euro.
Dunque, il Parlamento ha bissato la proroga disposta con legge di bilancio del 2024.
L’ufficialità è arrivata anche dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che, con una breve notizia pubblicata il 27 novembre 2024, afferma che “il Parlamento ha approvato un emendamento che prevede, per i titolari di partita IVA che nell’anno precedente hanno dichiarato ricavi o compensi di ammontare non superiore a 170 mila euro, la proroga al 16 gennaio 2025 del termine per il versamento del secondo acconto delle imposte sui redditi, in scadenza il prossimo 2 dicembre”.
Come già nell’aria, la proroga riguarda esclusivamente il pagamento della seconda rata degli acconti d'imposta e non si applica ai contributi previdenziali e assistenziali né ai premi assicurativi dovuti all'INAIL.
Inoltre, i contribuenti interessati dalla proroga possono scegliere se versare l'importo del secondo acconto in un'unica soluzione o in cinque rate mensili, da gennaio a maggio 2025, con importi uguali per ogni rata.
Acconti imposte per partite Iva sotto i 170 mila euro a gennaio 2025
L'emendamento approvato permette di posticipare il versamento degli acconti delle imposte sui redditi per i possessori di partita IVA con ricavi o compensi fino a 170mila euro.
Dunque, la scadenza originariamente fissata per il 2 dicembre 2024 (dato che il 30 novembre quest'anno cade di sabato) viene spostata al 16 gennaio 2025.
Il pagamento potrà essere effettuato:
- in un'unica soluzione entro il 16 gennaio 2025
oppure
- suddiviso in cinque rate mensili, scadenti il 16 di ogni mese, da gennaio a maggio.
NOTA BENE: Sono esclusi i contributi previdenziali e assistenziali e i premi assicurativi dovuti all'Inail.
Probabilmente, se viene ricalcata la norma del 2023, sulle rate successive alla prima, saranno dovuti gli interessi (che erano stati fissati nella misura del 4% annuo).
È plausibile che, oltre all'IRPEF, possano essere inclusi nella proroga anche le relative addizionali e imposte sostitutive, a condizione che siano dovute dai soggetti interessati. Queste imposte potrebbero comprendere:
- l’imposta sostitutiva per il regime di vantaggio e per quello forfetario;
- la cedolare secca sulle locazioni di immobili residenziali;
- le imposte patrimoniali (IVIE, IVAFE e IVCA);
- l’imposta sostitutiva sui compensi da ripetizioni;
- la cosiddetta “tassa etica”.
La conversioen del testo del Decreto Legge 155/2024 sarà oggetto di voto di fiducia.
L’acconto per le Partita IVA con ricavi oltre i 170mila euro
Per i contribuenti diversi da quelli menzionati – soggetti Iva individuali con ricavi sopra i 170mila euro - resta ferma la scadenza del 2 dicembre 2024 per il versamento del secondo acconto delle imposte sui redditi secondo le regole ordinarie: metodo storico o metodo previsionale.
L’acconto delle imposte è determinato considerando l'imposta dell'anno precedente, deducendo detrazioni, crediti d'imposta, ritenute e surplus. Questo acconto deve essere pagato se l’imposta dichiarata eccede i 51,65 euro, seguendo due scadenze:
- in un unico pagamento se l’acconto è minore di 257,52 euro, da effettuarsi entro il 2 dicembre 2024;
- diviso in due tranche se l’acconto è uguale o maggiore di 257,52 euro. La prima rata, corrispondente al 40% dell’acconto totale, è già stata pagata entro a giugno 2024 insieme al saldo dell’anno fiscale precedente, mentre il secondo pagamento, che copre il rimanente 60%, è previsto il 2 dicembre 2024.
I titolari di partita IVA che prevedono una diminuzione dell'imposta per l'anno corrente possono ricalcolare l'acconto basandosi sulla stima dell'imposta effettivamente dovuta, evitando così pagamenti eccessivi.
Commenti
Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione attività produttive, ha espresso grande soddisfazione per l'adozione di una misura che lui ha fortemente promosso nella legge di bilancio 2024. Ha ringraziato il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e il Governo per aver rinnovato anche quest'anno la possibilità di rateizzare l'acconto di novembre delle tasse da gennaio a maggio 2025. “Questa disposizione ha permesso a molte piccole imprese di pagare le tasse in base al reddito effettivamente percepito, anziché in anticipo, per la prima volta in 50 anni”, ha affermato Gusmeroli.
Marco Cuchel, presidente di Anc, ha manifestato anch'esso grande contentezza per l'iniziativa confermata nel collegato fiscale al Senato: “È incoraggiante vedere l'adozione della rateizzazione dell'acconto di novembre per i titolari di partita IVA, estendendo il periodo di pagamento da gennaio a maggio 2025, una misura introdotta per la prima volta nell'anno fiscale 2023”.
Nuove risorse per l’incentivo 4.0
Sono stati svincoalti 4,6 miliardi di euro per l'incentivo 4.0. Attraverso un emendamento del Governo alla legge di conversione del decreto fiscale (dl 155/2024), si prevede un aumento di 4.690 milioni di euro nei fondi dell'Agenzia delle Entrate destinati al credito d'imposta per l'acquisto di nuovi beni strumentali materiali e immateriali utilizzati nelle strutture produttive situate sul territorio nazionale.
Dopo il monitoraggio mensile svolto dal ministero delle imprese all'Agenzia delle Entrate, le risorse della contabilità speciale sono state aumentate di 4.690 milioni di euro, utilizzando i fondi inizialmente assegnati al Patrimonio destinato.
Cessione del quinto: meno rimborsi
Un altro emendamento stabilisce una riduzione dei rimborsi per chi salda anticipatamente una cessione del quinto. In particolare, la cessione del quinto sarà esclusa dalle disposizioni europee relative ai contratti di credito ai consumatori.
Pertanto, coloro che estinguono il prestito anticipatamente riceveranno un rimborso limitato solo ai costi che non sono ancora stati sostenuti, anziché un rimborso totale come attualmente previsto dalla legge europea. Non saranno inclusi nel rimborso costi come le imposte di bollo, le spese di istruttoria e i costi assicurativi.
Canone Rai: bocciata la riduzione
Un punto di contesa all'interno della maggioranza ha riguardato l'emendamento che proponeva di mantenere il canone Rai a 70 euro, invece dei 90 previsti dalla manovra a partire dal 2025.
La modifica è stata respinta con 12 voti contrari da Forza Italia e dalle opposizioni, contro 10 favorevoli di Fratelli d'Italia e Lega.
Tuttavia, la questione potrebbe rientarre con gli emendamenti alla Legge di Bilancio.
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