Contenzioso

Licenziamento con tempi certi

29/09/2008 Un pronuncia della Corte di legittimità, la n. 22287 del 4 settembre scorso, ha statuito che, in tema di risoluzione del rapporto di lavoro, il termine di opposizione debba ritenersi osservato qualora, entro 60 giorni dal licenziamento, il lavoratore abbia consegnato lettera raccomandata all'ufficio postale. Ciò a prescindere che la missiva venga recapitata al datore dopo la scadenza del termine.
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Per i contratti a termine indennizzo alla Consulta

27/09/2008 La Sezione lavoro della Corte d’appello di Bari è intervenuta nel caso di un contenzioso tra una precaria e Poste Italiane rimettendo la questione alla Consulta. Il punto controverso riguarda l’indennizzo per la violazione delle norme sui contratti d lavoro a termine che sostituisce l’assunzione per via giudiziale. La Corte afferma che la norma che limita la soluzione indennizzo, al posto dell’assunzione coatta, ai soli giudizi in corso alla data di entrata in vigore della legge 133/08 viola i...
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Niente cumulo per lo stesso evento

22/09/2008 Le prestazioni a carico dell'assicurazione generale obbligatoria liquidate in conseguenza di infortuni sul lavoro non possono essere cumulate con le rendite vitalizie a carico dell'Inail per gli stessi eventi quando abbiano il medesimo presupposto nell'infortunio e siano completamente sovrapponibili. E' questo il principio affermato dalla Cassazione con sentenza n. 22872 del 9 settembre scorso.
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Qualifica standard dopo la formazione

22/09/2008 La Sezione lavoro della Cassazione, con sentenza n. 23735 del 2008, nel respingere il ricorso di alcuni lavoratori, ha chiarito che il personale assunto a tempo indeterminato dopo un contratto di formazione e lavoro non beneficia dell’eventuale stipula (durante il periodo di formazione degli interessati) del nuovo contratto collettivo più favorevole. Il contratto da applicare nell’inserimento in azienda è quello vigente all’inizio del rapporto poiché l’assunzione avviene in connessione con la...
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Giustificato motivo provato dal datore

22/09/2008 La Corte di cassazione, con sentenza n. 22163 del 3 settembre 2008, ha ribadito che, ai fini della prova della sussistenza del giustificato motivo di licenziamento, spetta al datore l'onere di dimostrare l'impossibilità di adibire il lavoratore ad altre mansioni analoghe, attraverso la prova di fatti positivi corrispondenti.
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La subordinazione è sui generis

22/09/2008 Per la Cassazione (sentenza n. 22882 del 9 settembre 2008), il lavoro giornalistico è caratterizzato da una subordinazione rappresentata, sostanzialmente, dallo stabile inserimento della prestazione nell'organizzazione aziendale; non rilevano, in proposito, né il luogo dello svolgimento del lavoro e il mancato impegno in un'attività quotidiana, nè la non osservanza di uno specifico orario e la commisurazione del compenso a singole prestazioni.
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Anche la “serenità” sposta i dipendenti

22/09/2008 Pronuncia di Cassazione (sezione Lavoro) numero 22059 del 2 settembre 2008. Conclusioni del collegio giudicante: a conferma del principio giuridico espresso dai giudici di merito - secondo cui tra le ragioni organizzative che legittimano il trasferimento di un dipendente vi può essere quella di voler rasserenare gli animi dell’unità produttiva – i giudici di ultime cure sostengono che il datore possa procedere al trasferimento del dipendente quando (e solo se) sussistano “comprovate ragioni...
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Salva il posto malgrado 13mila sms

16/09/2008 Con una sentenza del 9 settembre 2008, la n. 23107, la Corte di legittimità ha respinto il ricorso con il quale la Telecom chiedeva il licenziamento disciplinare di un proprio dipendente che aveva inviato più di 13mila messaggi privati dal cellulare di servizio. I motivi della decisione risiedono nella circostanza che nei confronti di altri dipendenti, colpevoli dello stesso comportamento, la Telecom aveva irrogato sanzioni più leggere, come la sospensione di tre giorni di stipendio o la...
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Il repechage lo prova l'impresa

15/09/2008 Con sentenza n. 22289 del 4 settembre scorso, la Cassazione ha precisato come, in caso di licenziamento, il repechage non deve essere provato dal lavoratore bensì dal datore, in quanto costituisce un aspetto della prova della giustificatezza oggettiva del recesso.
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